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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Era stato bello. Lo pensai per tutto il tempo mentre ripercorrevo la strada

facendo una passeggiata.

Provavo una pace totale. Stavo tornando a casa dopo un pomeriggio a

pranzo da una amica. Esisteva sensazione più splendida del sentirsi

normale?

Del sentirsi… accettati?

Passai davanti alla scuola, serena; era insolito vedere il marciapiede

senza anima viva. Un movimento però attirò la mia attenzione. Vidi una

persona di schiena, incastrata tra le porte, i capelli neri che oscillavano da

una parte all’altra.

Avevo l’impressione di conoscerla…

«Miki?» chiamai una volta alle sue spalle.

Lei trasalì e poi si voltò di scatto: la maglia incastrata tra i battenti mandò

uno strappo tremendo.

Spalancai gli occhi, trattenendomi dall’allungare le mani in un gesto

involontario. Fissai senza fiato i lembi stracciati della manica.

«Io… M-mi dispiace un sacco…» tentai mortificata.

Miki abbassò gli occhi sullo strappo e chiuse i denti.

«Perfetto. Era la mia maglietta preferita», disse lapidaria.

Strinsi le dita, desolata. Cercai di dire qualcosa ma lei non me ne lasciò il

tempo: mi superò senza nemmeno guardarmi.

«Miki, aspetta per favore», balbettai. «Mi dispiace, io non avevo

intenzione di… Ti ho vista lì, e volevo solo salutarti…»

Lei non perse tempo a rispondermi. Continuò a camminare, e io feci un

passo avanti con uno slancio impulsivo.

«Te la posso aggiustare!»

Non volevo vederla andare via così. Sapevo che Miki donava la sua

fiducia a poche persone, avevo capito quanto fosse schiva, diffidente e

riservata, eppure non volevo che mi odiasse. Volevo fare qualcosa, volevo

continuare a provarci, volevo… Volevo…

«Sono brava con ago e filo, te la posso aggiustare se vuoi, non ci metto

niente», la fissai con sguardo supplichevole. «Abito qua vicino. Non ci

vorrà nulla, credimi, sarà questione di due minuti…»

Miki rallentò fino a fermarsi. Io feci un altro passo avanti, la voce sottile

e accorata.

«Per favore, Miki… permettimi di rimediare.»

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