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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Si beccò una gomitata nelle costole e sghignazzò; Miki incastrò il filtro

tra le dita e poi lo gettò via, spedendolo vicino al muretto dove prima avevo

lasciato la chiocciola.

In quel momento notai la presenza di un ragazzo seduto proprio lì. Mi

fermai, osservandolo un istante, e quando mi accorsi di aver visto bene

sgranai un po’ gli occhi.

Miki e Billie cominciarono a battibeccare, prese dai loro

punzecchiamenti; mi voltai verso di loro, indecisa, ma prima che potessero

accorgersi di me approfittai della loro distrazione e mi allontanai trafelata.

A piccoli passetti attraversai il cortile e mi avvicinai allo sconosciuto: gli

alberi alle sue spalle si mossero disegnandogli addosso un pizzo di ombre.

«Ehm… scusa…» pigolai.

Lui non mi sentì; continuò ad ascoltare la musica con lo sguardo

abbassato sul cellulare. Mi feci avanti un altro po’ allungando le dita.

«Scusa… Scusami?»

Lo vidi aggrottare la fronte e alzare il viso; strizzò un occhio per la luce

del sole e mi guardò un po’ annoiato.

«Sì?» domandò.

«La lumaca…»

«Eh?»

Intrecciai le dita sotto al mento, gli occhi un po’ sgranati.

«Io ecco… Posso… Posso toglierti la lumaca dai pantaloni?»

Lui sbatté le palpebre, fissandomi con le narici un po’ allargate.

«Scusa… come?»

«Io vorrei prendere in mano la lumaca…»

«Vuoi prendere in mano la… mia lumaca?»

«Sì ma… faccio piano», mi affrettai a dire quando lui mi fissò sconvolto.

«È che l’avevo appoggiata qui dopo averla tolta dalla strada e… se stai

fermo, vorrei solo metterla al sicuro…»

«Ma che diamine stai… Oh, merda!»

Si accorse della striscia di bava sui jeans e gli saltarono le cuffie: scattò

in piedi schifato e io mi sporsi quando cercò di scollarsela di dosso.

«Aspetta!»

«Levati, levati cazzo!»

«Per favore!»

Gliela tolsi prima che lui la facesse cadere a terra o peggio, la pestasse. Il

ragazzo barcollò indietro, fissandola tra le mie mani con una smorfia

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