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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Rigel era la farfalla rara quando camminava per il Grave e lo era anche

ora che camminava per il mondo.

Un secondo dopo sbattei contro la sua schiena e strizzai gli occhi,

lamentandomi con un pigolio. Non mi ero accorta che si fosse fermato. Mi

portai una mano al naso e lui mi osservò da sopra la spalla, infastidito.

«Scusa…» mi scappò. Mi morsi la lingua e distolsi lo sguardo. Non gli

avevo ancora rivolto la parola dalla sera prima e farlo per la mia goffaggine

mortificò il mio spirito.

Rigel riprese a camminare e io aspettai che fosse a qualche passo di

distanza prima di fare lo stesso.

In pochi minuti passammo sopra il ponte che attraversava il fiume. Era

vecchio, una delle prime costruzioni della città, e anche l’unica che avevo

riconosciuto da lontano il giorno che eravamo arrivati. Alcuni operai erano

al lavoro per dei sopralluoghi. Norman si lamentava tutti i giorni di arrivare

in ritardo per questo motivo, e potevo capire perché.

Avevamo ormai raggiunto i cancelli della scuola, quando notai qualcosa

sul ciglio della strada.

Qualcosa in grado di pizzicare corde molto sottili e profonde dentro di

me, e a smuovere il mio animo di bambina.

Una piccola chiocciola stava percorrendo l’asfalto, ignara e temeraria. Le

auto le passavano davanti come colossi scalpitanti ma lei non sembrava

rendersene conto. La sua lentezza l’avrebbe portata dritta sotto le ruote di

una macchina, perciò senza nemmeno riflettere mi tuffai nella sua

direzione. Non avrei mai capito cosa mi prendeva in quei momenti, ma

forse ero più me stessa di quanto non lo fossi a fingere di essere come gli

altri. Era una necessità per me cercare di aiutare creature così piccole. Un

istinto del cuore.

Scesi dal marciapiede e la raccolsi prima che potesse attraversare e

trovare la morte; i capelli mi grondarono accanto al viso, ma quando vidi

che stava bene ed era tutta intera un sorriso spontaneo mi spuntò sulle

labbra.

«Ti ho presa», sussurrai, accorgendomi troppo tardi di aver fatto una

sciocchezza. Udii il rombo di un motore, una macchina che arrivava veloce

alle mie spalle e il cuore mi salì in gola. Non feci in tempo a voltarmi che

qualcosa mi strattonò via con forza.

Mi ritrovai sul marciapiede con gli occhi sgranati e il suono furioso del

clacson che mi sfrecciava accanto.

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