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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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7. A piccoli passi

“Hai mai visto una stella cadente?

Le hai mai viste brillare nella notte?

Lei era così.

Rara. Minuscola e potente.

Con un sorriso che faceva luce anche mentre crollava.”

Erin Doom

C’era vento quel mattino.

Piegava gli steli d’erba e teneva pulito il cielo; l’aria era tersa e fresca

come detergente al profumo di limone. Febbraio, dalle nostre parti, era

sempre stato mite e tiepido.

L’ombra di Rigel davanti a me scivolava sull’asfalto come una pantera di

piombo fuso; fissai i passi precisi con cui metteva un piede davanti all’altro,

dominante anche nell’andatura.

Mi ero tenuta a distanza fin dal momento in cui eravamo usciti da casa:

ero rimasta più indietro, guardinga, e lui aveva iniziato a camminare senza

mai voltarsi.

Dopo l’episodio della sera precedente la mente non mi dava tregua.

Ero andata a dormire con la sua voce nella testa e mi ero svegliata che la

sentivo nello stomaco. Per quanto avessi provato a scacciarlo, percepivo

ancora la presenza del suo odore sulla pelle.

Ripensavo alla citazione e alle sue parole come se fossero note stonate di

una canzone indecifrabile. Più tentavo di capire la melodia che muoveva i

suoi gesti, però, più sprofondavo nelle sue contraddizioni.

Fissai la linea marcata delle sue spalle e, nonostante la mia ritrosia,

rimasi avvinta dal movimento dei suoi passi. Era inutile cercare di ignorare

come le ragazze lo guardassero quando passava: Rigel era impossibile da

non notare. Ti incantava. Era di una bellezza surreale, il suo aspetto feroce

ed elegante insieme creava una fusione da perderci la testa.

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