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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Il pavimento mi tradì con un cigolio prima che potessi vedere meglio. I

suoi occhi saettarono a me e io trasalii. D’istinto indietreggiai ma l’attimo

dopo la porta si chiuse di schianto, tranciando ogni mia congettura.

I miei pensieri si rincorsero tra loro, mentre fissavo la stanza. Aveva visto

che ero io? O solo che ci fosse qualcuno? Sentii una punta di mortificazione

pungermi il petto mentre quei dubbi mi turbavano l’anima. Mi morsi il

labbro e mi allontanai all’indietro, prima di riprendere a camminare spedita.

Mentre scendevo di sotto impedii alla mia mente di accanirsi. Rigel non

mi riguardava. In nessun modo…

«Nica,» mi chiamò la voce di Anna, «mi aiuti?»

Aveva un cesto di bucato fresco tra le mani. Spinsi via la mia

inquietudine e mi avvicinai subito a lei, trepidante come ogni volta che si

rivolgeva a me.

«Certo.»

«Ti ringrazio. Ho ancora un giro da fare… Se potessi mettermi via

intanto questa roba… Sai dove va?»

Presi il cesto profumato tra le mani, assicurandole che sarei riuscita a

trovare il cassetto giusto in cui riporre i suoi centrini in pizzo.

Il villino non era troppo grande, e io lo percorsi in lungo e in largo

fermandomi di tanto in tanto per riempire un cassetto o un’anta; imparai

dove andavano alcune cose, e in quell’occasione ebbi modo di approfondire

ancora di più la conoscenza della casa; mentre riponevo i miei vestiti in

camera mia provai vergogna per il fatto che Anna avesse visto quanto

fossero vecchi e sdruciti.

Quando uscii dalla mia stanza, mi accorsi che nel cesto rimanevano solo

un paio di magliette a maniche corte.

Erano da uomo. Le sfiorai con le dita, pensierosa. All’istante, mi venne il

dubbio - no, la certezza - che Norman non indossasse abiti così consunti.

Erano di Rigel.

Mi voltai verso la porta della sua camera. Dopo quello che era successo

solo pochi minuti prima l’idea di avvicinarmi di nuovo mi bloccò. Non

avevo la garanzia che mi avesse riconosciuta, sapevo però di non avere nel

modo più assoluto il permesso di entrare. Rigel era stato molto chiaro su

questo.

Tuttavia stavo facendo un favore ad Anna. Con tutto quello che lei aveva

fatto per me, come potevo negarle un gesto così piccolo? Le avevo

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