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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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comportamenti, gli ero sempre stata alla larga. A essere precisi, non si

poteva nemmeno definirlo un rapporto.

Lui sollevò un angolo della bocca e sorrise canzonatorio.

«Non resisto.»

Rigel era alto e sovrastante e io ero sempre impotente davanti a lui,

tuttavia questa volta non mi tirai indietro. Non volevo cedere, anche se il

suo sguardo crudo e ammaliante celava ombre in grado di intimorirmi.

«Non ce la farai», buttai fuori con tutta la determinazione che avevo. La

mia voce uscì pulita e forte, e vidi la sua espressione offuscarsi.

«A fare cosa?»

«Lo sai!» sbottai.

Ero tesa, quasi in punta di piedi, e bruciavo di un’emozione potente. Era

ostinazione o disperazione?

«Non te lo lascerò fare, Rigel. Non rovinerai le cose… Mi hai sentita?»

Ero minuta, con le mani piene di cerotti, ma lo fissai dritto negli occhi

perché sentivo il bisogno di proteggere il mio sogno. Io credevo nella

delicatezza e nella bontà d’animo, nei toni gentili e nei gesti silenziosi, ma

Rigel tirava fuori lati di me in cui stentavo a riconoscermi. Era proprio

come nella leggenda…

In quel momento mi accorsi di come era cambiata la sua espressione.

Non sorrideva più, in compenso i suoi occhi neri si erano inchiodati alle

mie labbra. L’intensità di quello sguardo mi distrasse per un momento dal

moto della sua bocca.

«Dillo ancora», mormorò piano.

Irrigidii la mandibola, risoluta.

«Non ce la farai.»

Rigel abbassò il mento; il suo sguardo scivolò lungo il mio corpo, e il

fremito che mi percorse crepò la mia sicurezza. Lo stomaco mi si contorse

sotto quella lenta analisi come se mi stesse toccando. L’istante dopo, lui

sciolse le braccia conserte e si mosse.

«Ancora», sussurrò venendo verso di me.

«Non rovinerai le cose», scoccai inquieta, come se le parole potessero

fermarlo. Ma non successe. Che stava facendo?

«Ancora…»

«Non rovinerai le cose…»

Più lo ripetevo più lui si faceva vicino.

«Ancora», mi invitò, implacabile, e io mi tesi, confusa e turbata.

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