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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Tu hai gli occhi del fabbricante di lacrime, per me», mormorò. «E li

avrai per sempre.»

Un’onda calda e violenta mi travolse il petto. Sentimenti sconfinati

esplosero fuori da me, bruciando dappertutto, inondando la mia anima di

una luce che nessun altro avrebbe potuto donarmi.

Le lacrime mi rigarono il viso. Lui mi toccò una guancia, carezzandola

piano, e io non ci vidi il lupo, ma qualcos’altro.

Quello era il bambino che mi aveva guardata la prima volta, sulla soglia

del Grave.

Quella era la mano che aveva trovato il coraggio di stringermi in cantina.

Quelle erano le braccia che mi avevano sollevata e stretta per

proteggermi.

Il volto che si era preso uno schiaffo per me.

Quello era il cuore che non aveva mai avuto il coraggio di donarmi.

Ma che, in tutto per tutto, urlava il mio nome.

Me lo porgeva con dita piene di graffi e, anche se non aveva mai saputo

amare con delicatezza, mi stava mostrando la parte più fragile e nuda di sé.

Per la prima volta dopo una vita intera, Rigel mi confessò parole che

inconsciamente avevo desiderato per anni.

Che avevo aspettato, sperato, amato in segreto.

E anche se non le avessi ascoltate mai più, anche se lui fosse sempre stato

il lupo che parlava soltanto con gli occhi, io avrei avuto, per sempre, il

cuore pieno di quell’amore.

Perché non era vero che eravamo un disastro.

No.

Noi eravamo un capolavoro.

Il più magico e spettacolare di tutti.

Assottigliai le palpebre e gli sorrisi. Gli sorrisi col cuore, con l’anima,

con le lacrime e quel cerotto sul dito.

Gli sorrisi come la donna che ero, e la bambina che sarei stata per

sempre.

E lui ricambiò con la profondità dei suoi occhi.

Soltanto con i suoi occhi.

Quegli occhi che avrei sempre amato alla follia.

Mi gettai tra le sue braccia, affondando nel suo petto come mai avevo

fatto prima. Mi aggrappai a lui con ogni briciola di me stessa, e Rigel si

piegò su di me, stringendomi come se fossi la cosa più piccola, fragile e

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