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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Una mano si posò sul battente e lo richiuse con fermezza. Il respiro di

Rigel mi sfiorò la nuca, il petto tiepido premuto alla mia schiena. Non mi

mossi quando sentii il suo corpo solido contro di me. Rimasi immobile,

incastrata nel suo calore, come se fosse la mia fine e il mio principio.

Il silenzio di quel momento lo avrei ricordato per sempre.

«Ti amo da quando ho cinque anni.»

La voce roca di Rigel era un sussurro appena udibile, tanto che credetti di

averlo immaginato. Le sue labbra mi sfiorarono piano l’orecchio, come se

quelle parole fossero un segreto inconfessato. Non stavo respirando.

«Ho cercato di impedirlo con ogni forza,» continuò, con quel tono che gli

sgorgava piano dalla bocca, «ma tu non mi hai lasciato scelta. Hai sfondato

tutto. Ti sei presa ogni cosa di me, e io ti ho odiata per questo.» Il suo

timbro si approfondì, quasi cercasse di farsi strada direttamente dal suo

cuore. «Sono stato con lei perché nelle altre cercavo te… ma nessuna aveva

mai abbastanza lentiggini, nessuna aveva mai i tuoi capelli o gli occhi

abbastanza chiari.»

Un’altra pausa, il suo corpo stretto al mio, il suo respiro caldo contro il

collo. . Le sue labbra esitarono, si mossero più volte dietro di me, cercando

di trovare il modo per proseguire. Sentivo la difficoltà che stava facendo nel

pronunciare quelle parole.

«Non ho mai saputo amare», confessò con una sfumatura amara e

sconfitta. «Non ho cura, e non ho gentilezza. Non credo ai sentimenti

perché non sono in grado di legarmi a nessuno… Ma se l’amore esiste,

allora ha i tuoi occhi, la tua voce e i tuoi maledetti cerotti sulle dita.»

Mi sollevò la mano.

Prese dalla tasca uno dei cerotti che avevo lasciato a casa sua, lo aprì e

me lo chiuse sull’anulare.

Come un anello.

«Questo è tutto quello che ho da darti. E se un giorno mi sposerai,

Nica… tutti vedranno che sei mia, proprio come lo sei stata silenziosamente

fin dall’inizio.»

I miei occhi erano spalancati. Lacrime bollenti mi tremavano sulle

palpebre, impedendomi di vedere. Non potevo credere di aver udito quelle

parole, non potevo credere che le avesse pronunciate, ma il mio petto

pulsava come se qualcuno mi avesse appena inferto una ferita cruda.

Lentamente, tremante, mi voltai verso di lui. Rigel incrociò il mio

sguardo, lo sostenne con tutto quello che era.

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