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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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me stessa, sei tu che hai preferito tacermi una cosa del genere. Sai quanto

contate tu e Adeline per me… Sai che la reputo una sorella… Quante altre

cose non mi hai detto?»

Forse stavo esagerando, forse non avrei dovuto, ma il fatto che avessero

deciso di nascondermelo invece che dirmelo mi creava un senso indefinito

di delusione.

Magari un’altra ragazza al posto mio non avrebbe voluto saperlo.

Magari avrebbe preferito vivere all’oscuro, felice e ignara.

Ma io no.

Ero un libro aperto con Rigel. Mi fidavo di lui più di chiunque altro, ma

avevo bisogno che quella fiducia ci fosse anche da parte sua, non che

scegliesse di tacermi le cose per paura di perdermi.

Non mi avrebbe persa, io volevo soltanto la verità. Credeva davvero che

mi sarei allontanata per una cosa successa anni prima?

Espirai piano e scossi la testa; abbassai le braccia con un gesto lento,

guardandolo con occhi rattristati.

«Puoi dirmi tutto», soffiai in un filo di voce. «È quando scegli di non

farlo che mi ferisci. Se non vuoi parlare di Adeline allora non saprò mai

cosa c’è stato tra di voi. Va bene…» sussurrai, malgrado i miei sentimenti.

«Ma a volte vorrei soltanto che tu… mi permettessi di capire di più quello

che provi. Ti conosco, Rigel, ma non posso sapere sempre quello che

pensi.» Mi strinsi nelle braccia, abbassando il viso, lasciando parlare la

parte più gracile del mio cuore. «Puoi… fidarti di me», dissi con tono

sincero. «Non devi aver paura di ferirmi. E se di questo non vuoi parlare…

Se… non vuoi parlare di Adeline… allora non chiederò. Qualunque cosa vi

abbia legati, che non riesci a dirmi… io lo accetto», deglutii piano. «Non

dubiterò di te… Ma vorrei che tu facessi lo stesso. Che ti sentissi libero di

parlarmi… e di essere sincero con me. Sono perdutamente innamorata di

te», ammisi, sommessa. «E questo non cambierà mai.»

Sollevai lo sguardo. Dovevo avere l’espressione più arrendevole del

mondo. Tentai di sorridere, ma la sbavatura amara dentro i miei occhi non

mi aiutò nel mio intento. Distolsi le pupille e sospirai piano.

«Ora torniamo di là», mormorai, superandolo.

Raggiunsi la porta e aprii, pronta a tornare alle chiacchiere, alla festa,

pronta a tornare alla realtà che si snodava al di fuori di noi, ma non ci

riuscii.

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