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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Qualcosa in fondo al mio petto si agitò, bruciò, divenne persistente, e io

non riuscii a fermare i miei occhi quando tornarono su Rigel.

Il suo sguardo d’ossidiana tagliava la stanza. Adeline non era più accanto

a lui ma, in compenso, la sua attenzione adesso era tutta rivolta al ragazzo

seduto sul divano accanto a me. Fissò Peter con occhi immobili, con la

scintilla di una consapevolezza che avevo avuto anche io nel momento in

cui l’avevo riconosciuto sulla soglia della porta.

Dopo un istante, il suo sguardo incrociò il mio.

In quel momento il pensiero che lui e Adeline si fossero toccati e respirati

come avevamo fatto noi mi erose dall’interno.

Ora capivo quel bacio che lei gli aveva dato quando era tornata, anni

prima.

Lei e Rigel ne avevano condivisi molti in passato.

Quell’idea mi torse lo stomaco. Mi alzai, distogliendo lo sguardo, e mi

scusai con Peter prima di lasciare la stanza.

Ormai avevo capito che non avrei potuto fargli cambiare idea: era troppo

radicato nelle sue convinzioni, nel suo passato, per rivalutare tutto. Non si

sarebbe ricreduto, e io sentivo troppo il bisogno di allontanarmi per restare

ancora lì. Avevo l’immagine di Adeline incastrata negli occhi, e nonostante

la sensazione che provavo non volevo permettermi di rovinarle quel

momento.

Mi allontanai nel corridoio e imboccai la stanza in fondo; i capelli mi

sfiorarono i gomiti quando mi arrestai lì, al centro del tappeto, lontana da

sguardi e rumori.

Quando sentii qualcuno chiudere la porta alle mie spalle mi voltai con la

certezza di sapere già chi fosse.

«Sei stato con Adeline?» domandai di slancio, senza trattenermi, come se

quelle parole mi avessero bruciato le labbra.

Rigel mi rivolse una lunga occhiata a viso basso, l’espressione

circospetta che gli adombrava lo sguardo.

«È questo che ti ha detto Peter?»

«Rispondimi, Rigel.»

Il silenzio fu l’unica risposta che ricevetti. E io avevo imparato a

interpretare quell’assenza di parole molto più della loro presenza.

Distolsi lo sguardo, amareggiata, e poi tornai a voltarmi verso di lui.

«Quando pensavate di dirmelo?»

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