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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Peter entrò, cauto, e lasciai che si togliesse la giacca da solo. Era così

strano vederlo lì, nel mio presente, eppure la prima cosa che pensai fu che

avrei voluto presentarlo ad Anna e Norman.

Lo feci accomodare sul divano, chiedendogli se potevo portargli qualcosa

da bere, ma lui rifiutò: notai che aveva una lieve contrazione alla palpebra

sinistra quando si guardava intorno, e gesti un po’ nervosi.

Aveva gli stessi capelli color carota, gli stessi occhi di quell’azzurro

slavato, sotto il naso lungo. Sul viso aveva più lentiggini che altro, e la sua

costituzione magra, anche se modellata in quella di un ragazzo adulto, non

era affatto cambiata.

Sembrava ancora piccolo, fragile e spaventato. Come da bambino.

«Quindi… questa è casa tua?»

«Sì», risposi con dolcezza, sedendomi vicino a lui, ma lentamente. «Ho

conosciuto i Milligan a diciassette anni. Sono venuti al Grave… Sono

persone molto dolci. Mi piacerebbe presentartele, se vuoi.»

Non volevo esagerare, perché non sapevo quanto Peter fosse a suo agio

con gli estranei. Forse Adeline non gli aveva detto che ci sarebbe stata tutta

quella gente: i suoi occhi continuavano a guardarsi intorno, come se volesse

avere un paio di pupille per ogni individuo presente nella stanza.

«So che ti hanno adottato quando sei stato trasferito al Saint Joseph»,

cercai i suoi occhi, portandomi una ciocca dietro l’orecchio, e lui annuì.

Anche Peter era andato via insieme ad Adeline; lui, però, non ci era rimasto

molto.

«I Clay», enunciò, mostrandomi sul cellulare la foto di una coppia felice

e sorridente, con un ragazzino che faceva il segno della vittoria. Avevano la

pelle scura, e Peter teneva un braccio intorno al figlio con un’espressione

serena sul viso.

Sorrisi, e lui sembrò rilassarsi impercettibilmente.

«Sono arrivati quando avevo tredici anni», mi spiegò. «Quel giorno…

beh, inciampai nel tappeto. Avrei voluto fare bella figura, invece rovesciai

la pianta nell’ingresso. Decisero subito che volevano conoscermi. Mi

trovarono… simpatico, credo.»

Risi, portandomi una mano alla bocca, e Peter accennò un sorriso. Mi

raccontò di loro, della scuola, di come era stato lasciare l’istituto e essere

accolti da una famiglia. Mi ritrovai molto nelle sue parole, e fui felice di

conoscere parte di quella che era diventata la sua vita.

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