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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Congratulazioni!» esordii, stringendo Adeline tra le braccia. Era di uno

splendore radioso stretta in un abito pastello, e anche senza vederla in viso

percepii il calore che le ravvivò le guance: si staccò da me e sorrise con gli

occhi luminosi e due orecchini di perla che le incorniciavano le gote

scarlatte. La trovai stupenda. Carl, accanto a lei, mi salutò con le orecchie

rosse dall’emozione.

«Ci sono anche i suoi genitori», mi informò Adeline, indicandomi la

famiglia di Carl tra amici e clienti affezionati del negozio. Insistette per

farmeli conoscere, e mi presentò a loro con l’orgoglio dolce che si riserva a

un membro della propria famiglia.

Salutai Dalma e George, che tenevano in mano un bicchiere di

champagne, e insieme a loro vidi Asia: mi fermai e le rivolsi un sorriso

esitante, un po’ ammaccato ma anche carico di mille significati. Lei

ricambiò con occhi profondi, e inclinò il capo in un gesto su cui forse un

giorno avremmo potuto costruire tante cose.

Non avrei mai dimenticato quello che aveva fatto giorni prima, al

processo.

D’un tratto suonarono al campanello; alcuni ospiti stavano ancora

arrivando, perciò sollevai lo sguardo su Rigel e lo informai che sarei andata

ad accoglierli: lui fece un cenno di assenso con la testa, e in quel momento i

genitori di Asia si avvicinarono per salutarlo e scambiare due chiacchiere.

Li lasciai e andai ad aprire la porta.

«È qui la festa?»

Una ragazza dal viso sbarazzino e i polsi puntellati sui fianchi comparve

davanti ai miei occhi.

«Sarah!» sorrisi, e lei si portò una mano al viso, guardandomi con

espressione entusiasta.

«Ma che quartiere carino, Nica, è adorabile! Tutti questi fiorellini, le

staccionate…»

«Ti muovi?» borbottò una voce alle sue spalle, urtandole il gomito per

passare.

Miki fece il suo ingresso, rivolgendole un’occhiata burbera, e io ammirai

il viso spigoloso e avvenente della donna che era diventata.

I lunghi capelli neri le oscillarono sul petto, e le belle labbra carnose non

avevano perso l’abitudine di masticare gomme. Indossava dei pantaloni neri

attillati, un paio di anfibi dalla suola grossa e un maglioncino chiaro sotto

cui, nonostante gli anni, continuava a nascondere le sue forme.

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