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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Tutti mi sorrisero con una consapevolezza nuova, come se la mia

presenza così dolce e ad esuberante lo rendesse meno inavvicinabile.

«Hai capito…» commentò il tipo di prima, ammiccando insieme agli

altri.

«Non ci avevi detto di essere fidanzato, Wilde.» La ragazza sorrise,

sforzandosi di farsi sentire da me. «Mai, neanche una volta…»

Spostò lo sguardo nel mio come se si aspettasse di vedermi scalfita da

quelle parole, o trascurata da lui, ma il mio viso rimase pulito e sereno.

Non avevo bisogno di sapere perché non lo avesse fatto: Rigel era

riservato, chiuso e introverso, non di certo il tipo che parlava di sé agli altri.

Sapevo com’era fatto, ma non per questo avrei dubitato di lui.

Ciò che condividevamo era inossidabile, andava oltre le nostre anime ed

era più forte di qualsiasi parola.

Lei però interpretò il mio silenzio come una vittoria. Vidi la

soddisfazione sul suo viso quando accennai soltanto un sorriso prima di

sollevare lo sguardo su Rigel.

«Volevo solo dirti che è arrivato da bere», gli riferii con voce soffice,

intenzionata a lasciargli i suoi spazi. «Ti ho preso una birra scura.» Poi

tornai a rivolgermi agli altri e sorrisi anche a loro con gentilezza. «È stato

un piacere. Buona serata.»

Loro fecero altrettanto, augurandosi di vedermi ancora, ma lei rimase in

silenzio, e si mordicchiò l’interno della guancia con ironia. Mi scoccò

un’occhiata sprezzante e poi sollevò su Rigel uno sguardo vorace, e fu

l’ultima cosa che vidi prima di voltarmi.

Feci per andarmene, ma d’improvviso ci ripensai e tornai indietro: con

determinazione afferrai il volto di Rigel e premetti di slancio le labbra sulle

sue.

Mi avvinghiai a lui e lo travolsi in un bacio mozzafiato, affondando le

dita tra i suoi capelli fino a strappargli il respiro. Lo baciai con un impeto

che stupì persino me: mi presi la sua bocca, la sua forza, il suo cuore, tutto,

e infine mi staccai con uno schiocco sonoro, lasciandogli le labbra rosse e

gonfie.

Il silenzio fu totale.

Tutti mi osservarono sbigottiti, chi con le sopracciglia sollevate, chi con

una silenziosa approvazione dipinta in viso, ma io non mi voltai.

Immobile tra le mie mani, Rigel mi osservò con le palpebre appena

sgranate e i capelli scompigliati, lo stupore incastrato nelle iridi nere. Trovai

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