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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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si fusero tutte insieme, creando un miscuglio di felicità che mi ravvivò le

guance e mi fece brillare gli occhi.

Mentre gli altri erano distratti, Rigel si piegò su di me e accostò le labbra

bollenti al mio orecchio.

«Sai, stavo pensando…» sussurrò con la sua voce roca, suadente e

velenosa.

Quelle parole gli scivolarono sulla lingua come seta, e io mi avvicinai a

lui, leggera, bisbigliando con un sorriso: «A cosa?»

«A tutte le cose che vorrei farti.»

La saliva mi andò di traverso. Avvampai a occhi sgranati, e dall’altra

parte del tavolo vidi Will osservarci con espressione esitante. Ripensai alle

cose che di solito mi faceva e se possibile arrossii persino di più.

Rigel seppellì il viso tra i miei capelli, incendiandomi la pelle con il suo

respiro, e io capii che non stava facendo il bravo, stava dando il peggio di

sé. Se già era difficile gestire le sensazioni nell’averlo vicino, il sentirlo

parlarmi in quella maniera intima e sfacciata non mi aiutava di certo.

Sussultai quando sentii contro le costole la vibrazione del suo cellulare.

Rigel si staccò da me un po’ di controvoglia, e con un gesto fluido se lo

sfilò dalla tasca. Capii che era uno dei tanti ragazzi che lo contattavano per

lo studio quando sollevò gli occhi affilati e si alzò per andare a rispondere

fuori, dove l’assenza di voci e rumori gli avrebbero permesso di ascoltare la

chiamata.

Lo guardai sparire tra la gente, che inconsciamente lo faceva passare, e

ancora una volta mi fece strano vederlo lì, come un colore che non riusciva

mai ad amalgamarsi.

Risultava sempre fuori posto rispetto agli altri ragazzi. Mi sembravano…

tutti uguali vicino a lui, come pietre accanto a un diamante: certo, ognuno

aveva la sua sfumatura, o la sua diversità, ma Rigel era più sfaccettato di

tutti gli altri, più screziato di tutti gli altri, e le sue venature irradiavano il

bagliore delle stelle. Aveva un’indole tagliente e un cuore minerale, ma

un’anima come la sua risplendeva solo per pochi.

E io me la sarei tenuta stretta.

Tutta…

«Buonasera», una giovane cameriera ci sorrise, gentile, facendo scattare

la penna. «Cosa prendete?»

La salutammo e scegliemmo le nostre ordinazioni dal menù, che lei

annotò velocemente su un blocchetto. Per Rigel scelsi una birra scura, non

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