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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Will lo fissò impietrito, e le ragazze lo guardarono con espressioni

imbambolate.

Di certo aveva fatto un’entrata teatrale, ma sapevo che non era l’unico

motivo per cui la sua comparsa stesse destando tanto stupore.

Rigel era bello da morire, oltre che mordace e intimidatorio, non proprio

il tipo di ragazzo che ti aspettavi di incontrare per la strada. I lineamenti

taglienti del viso e le sopracciglia arcuate irradiavano una bellezza

sregolata, ma nulla era equiparabile al fascino ombroso del suo sguardo. Era

terrificante e incantevole. Sprigionava un’autorevolezza maschile che

insieme al fisico statuario lo rendeva un predatore nato.

«Ma… ti pare il modo?» bisbigliai, indignata e ancora sconvolta.

«Ora non dirmi che non ti è piaciuto, falena», mi sibilò nell’orecchio, con

quella voce roca e divertita che mi infiammò lo stomaco. Sollevai su di lui

uno sguardo corrucciato, ancora rossa come un pomodoro, e gli scoccai

un’occhiata di rimprovero.

«Sei il suo fidanzato misterioso», esordì una delle ragazze, incoraggiata

dall’altra. Lo osservarono con ammirazione e lui alzò gli occhi, rivolgendo

loro uno sguardo sagace.

«Sono Rigel», rispose con un mezzo sorriso, dando voce al suo nome di

stella.

Non era mai stato un tipo espansivo e di certo non aveva iniziato ora, ma

conoscevo fin troppo bene la sua abilità nel piacere a chiunque e immaginai

che il suo intento al momento fosse proprio quello.

«Oh, Nica è sempre così discreta su di te», proseguirono estasiate,

rimproverandomi con affetto. «Non si scuce mai! Ci ha detto che studi

ingegneria e che suoni il pianoforte, ma per quanto riguarda il resto sembra

sempre…»

«Che hai fatto alle mani?» le interruppe Will. Fissava le dita di Rigel

piene di lesioni e graffi rossi.

Erano le ferite che si era fatto durante la crisi, quelle che gli avevo

medicato, ma Rigel conficcò gli occhi su di lui con una scintilla nello

sguardo.

«Oh, niente. Una rissa», esordì con tranquillità.

Ma non era vero!

Will mostrò un’espressione cauta. «Una… rissa?»

«Ma no, si è solo tagliato», tentai di minimizzare, ma Rigel sollevò un

angolo della bocca con la scioltezza di chi non deve nemmeno alzare la

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