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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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sempre sognato di avere: avevamo comprato dei cosmetici insieme, e lei mi

aveva insegnato a truccarmi. Piano, con calma, con attenzione e pazienza.

Era stato un momento molto intimo e importante per me, che avrei

conservato per sempre.

Norman invece mi aveva insegnato a guidare, e grazie a lui avevo preso

la patente. Era venuto all’esame con me, e nonostante il mio nervosismo mi

aveva rasserenata con la sua solita pacatezza. Dopo averlo superato, ero

uscita dall’edificio sventolando il tesserino, e lui mi aveva regalato un

abbraccio morbido, fiero e impacciato, ridendo sotto gli occhiali spessi.

Erano istanti che tenevo custoditi nella memoria, come uno scrigno

prezioso pieno di meraviglie.

In quel momento notai lo sguardo di Will sulle mie gambe. Billie mi

aveva detto che quei pantaloni disegnavano le mie curve più di quanto

facesse qualsiasi abito, ma io li avevo scelti per la loro estrema comodità,

perché mi ci trovavo bene, non per attirarmi addosso sguardi indesiderati.

Distolsi gli occhi da lui, guardandomi intorno.

«Allora,» mi mordicchiai il labbro, «gli altri arrivano oppure…»

«Arrivano.» Will tornò a guardarmi negli occhi. «Lo sai che sono sempre

in ritardo. Anche a lezione.» Abbozzò un sorriso che gli fece risaltare le

iridi verdi.

Era un ragazzo attraente, dal fisico curato, e aveva uno di quei sorrisi che

faceva breccia nel cuore di ogni donna. Era anche uno di quei sorrisi solari

e contagiosi che spesso, nella mia perenne spensieratezza, mi ritrovavo a

ricambiare; ogni volta che lo facevo però, i suoi occhi diventavano

pensierosi, come se in quel mio fare così genuino io avessi un dettaglio

luminoso che le altre, nei loro sguardi adoranti, non avevano.

«Sei stata brava oggi, all’esame», mormorò Will con voce calda. Vidi che

si era avvicinato. Lasciò scivolare le pupille sul mio viso e io arcuai le

labbra con dolce sollievo.

«Grazie. Anche tu. Ero un po’ nervosa all’inizio… Sono felice che sia

andata bene.»

«Potremmo studiare insieme la prossima volta», propose senza smettere

di guardarmi. Le sue pupille si alternarono alle mie, come se i miei occhi lo

ammaliassero. «Potremmo vederci dopo lezione… Sai, io non abito troppo

lontano dall’università. Potresti venire da me…»

«Ragazzi! Ehi!»

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