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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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d’ingresso, che forse una volta ospitava una foto.

In cucina trafugai un cucchiaio di marmellata alle more e lo piluccai

vicino al rubinetto.

Amavo da impazzire la marmellata. Al Grave ce la concedevano solo i

giorni che ricevevamo delle visite; agli ospiti piaceva vedere che ci

trattavano bene, e noi ce ne andavamo in giro per l’istituto infiocchettati nei

nostri vestiti buoni fingendo che quella fosse la normalità.

Presi l’occorrente per prepararmi un sandwich, canticchiando motivetti a

bocca chiusa. Mi sentivo serena. Felice. Forse mi ero già fatta un’amica.

Due brave persone mi volevano dare una famiglia. Tutto sembrava

luminoso e profumato, anche i miei pensieri.

Quando ormai il panino era pronto mi accorsi che avevo un piccolo

ospite.

Un geco faceva capolino sul muro, dietro la fila di tazze. Era

sicuramente entrato dalla finestra aperta, incuriosito dall’odore.

«Ciao», gli sussurrai. Non c’erano occhi che potessero giudicarmi, perciò

non mi vergognai. Sapevo che se qualcuno mi avesse vista mi avrebbe

probabilmente presa per matta. Ma era normale per me. Segreto ma

spontaneo.

C’era gente che parlava da sola, io invece parlavo con gli animali. Lo

facevo fin da bambina, e a volte ero certa che potessero capirmi meglio

delle persone. Davvero parlare con una creatura era più strano che parlare

con se stessi?

«Spiacente, non ho nulla da darti», lo informai, tamburellando i

polpastrelli sulle labbra. Le dita piatte gli davano un’aria buffa, innocua, e

io esalai in un sussurro: «Come sei piccino…»

«Ah,» esordì una voce alle mie spalle, «Nica!»

Norman comparve dalla porta della cucina.

«Ciao, Norman», lo salutai, sorpresa che fosse passato da casa per il

pranzo. A volte mi capitava di incrociarlo, ma succedeva in rarissime

occasioni.

«Ero passato a fare uno spuntino veloce… Con chi parlavi?» domandò

armeggiando con la cintola, e io accennai un sorriso.

«Oh, solo con…» ma mi bloccai. Lo stemma dello scarafaggio morto mi

saltò prepotentemente agli occhi.

Mi voltai di scatto verso la bestiolina vicino a me e sbiancai quando la

vidi inclinare la testa e fissarmi di rimando. Prima che Norman alzasse il

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