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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Intrecciai la lingua con la sua e Rigel mi strinse i fianchi, cercando di

trattenermi, di frenarmi. Si sforzò di contenere l’impeto che minacciava di

assalirmi come una belva, ma io affondai le dita nelle sue spalle e mi

premetti contro di lui.

«Ho bisogno di te», implorai. «Ho bisogno di questo. Ti prego…»

Rigel respirò profondamente, il petto vibrante, i capelli che gli

ricadevano sugli occhi. Gli presi il viso solo per affondare le mie labbra

dolci e bisognose nelle sue.

I suoi muscoli si tesero. Il fiato gli scese in gola.

Sentii il suo contegno tremare. Aumentai le spinte soffici della mia bocca

e l’insistenza del mio corpo minuto lo fece definitivamente cedere.

Mi afferrò la nuca e la sua bocca si impose sulla mia, consumandomi con

baci roventi. La sua lingua mi invase e la sua sicurezza mi stordì,

provocandomi un brivido intenso lungo la colonna vertebrale. Gli infilai le

mani tra i capelli e lo baciai con una passione travolgente, strappandogli un

gemito roco dal petto.

L’impeto lo travolse, il suo respiro divenne famelico, irruente. Rigel mi

costrinse a retrocedere finché non cozzai contro il bordo del tavolo, che

liberò bruscamente col braccio: il bicchiere e il piatto si infransero e una

pioggia di fogli riempì il parquet mentre mi afferrava dai fianchi per

distendermi sul tavolo.

Con dita tremanti cercai di sfilargli il maglione, e Rigel lo spedì a terra

insieme alla maglietta, bruciando come un fuoco dirompente. I capelli scuri

ricaddero come un’aureola morbida sulle spalle forti e io non feci in tempo

ad ammirarlo che lui mi afferrò la chiusura dei pantaloni, mi sollevò il

bacino con un gesto brusco e me li fece scivolare lungo le gambe. Il mio

respiro divenne affannoso. Le guance bruciarono e mi ritrovai ad alzare le

braccia quando le sue mani rudi quasi mi strapparono di dosso la felpa che

indossavo.

Non c’era calma. Né pazienza. Ci stavamo assalendo come animali

tremebondi.

L’aria mi intirizzì la pelle, riempiendola di sensazioni gelide e bollenti.

Le scapole nude batterono contro il tavolo e Rigel chiuse la mano sulla

curva del mio collo, stringendola fino a incendiarmi i nervi. Mi contrassi

sotto il suo tocco e il mio battito delirò quando conficcò le dita nella mia

coscia e poi affondò i denti nell’interno, dove la carne era più tenera e

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