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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Raccontai ad Anna quello che era successo, confessandole che non

volevo lasciarlo solo. Per tutto il tempo, invece che dormire, gli carezzai i

capelli e attesi che i mal di testa ripetuti si placassero. Sospettai che

quell’esplosione improvvisa fosse dovuta allo stress degli ultimi mesi. Tra

ripetizioni, studio e progetti da eseguire Rigel si era sottoposto a una

pressione esagerata che si era ripercossa sul suo organismo. Quella

convinzione mi tormentò fino al mattino, fin quando non tornai a casa,

infestata dal pensiero di lui.

Mi preparai qualcosa da mangiare per pranzo, senza smettere di avere in

testa l’immagine in cui si prendeva il capo tra le mani. Avrei voluto

resettarmi la mente, avvolgerla come una vecchia pellicola, ma ero

destinata a rivivere quel momento e a chiedermi cosa dovesse essere per lui

sopportare quel dolore da tutta la vita.

Quando il campanello suonò, venni strappata ai miei pensieri. Andai ad

aprire, chiedendomi se non fosse Norman che passava da casa per il pranzo,

ma bastò poco per capire di essermi sbagliata.

Era Adeline. Istantaneamente mi ricordai delle chiamate perse e anche di

non averla più richiamata. Lei mi fissò con il respiro corto e io mi portai

una mano alla fronte.

«Oh, Adeline, mi…» Stavo per scusami, ma sul suo viso scorsi

un’espressione che non vedevo da tempo. Troppo tempo. Qualcosa di

viscerale e antico sprigionò un vuoto sterile dentro di me prima ancora che

parlasse.

«Nica», enunciò lei. «Margaret è tornata.»

Dovevo essere in un’altra dimensione, perché tutto sembrò

improvvisamente cessare di esistere. L’aria, la terra, il sole, il vento, la mia

mano appesa alla maniglia.

«…Cosa?»

«È tornata.» Adeline entrò e chiuse la porta. «L’hanno arrestata

all’aeroporto. È qui, Nica. Già da due settimane.»

Dopo la denuncia di Peter, tre anni prima, era venuto fuori che Margaret

aveva lasciato il paese già da parecchio tempo. Più precisamente quando

l’avevano licenziata dal Grave senza nemmeno indagare sulla sua condotta

brutale.

All’epoca avevamo temuto che l’avesse scampata, ma Asia aveva

assicurato che per i reati più gravi, tra cui i delitti di violenza, lo Stato

dell’Alabama non prevedeva alcuna scadenza.

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