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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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La lentezza con cui articolò quella frase mi indusse ad alzare gli occhi su

di lui. Nelle sue iridi mulinavano galassie sospese, tanto familiari da

addolcirmi, ma anche così sconfinate da schiacciarmi. Sentii un pizzico di

senso di colpa.

«No», risposi tornando ad abbassare la voce. «Ma sei sempre così

impegnato che…» lasciai quella frase in sospeso, e non riuscii a non

distogliere lo sguardo.

Mi morsicai il labbro, sentendomi scioccamente vulnerabile sotto i suoi

occhi, come se gli avessi offerto un fianco scoperto.

Sapevo che aveva le sue cose da fare, sapevo che gli prendevano tempo,

eppure…

Possibile che delle insulse ripetizioni fossero più importanti del tempo

che passavamo insieme?

Mi voltai, e rispondendo a chissà che impulso mi allontanai da lui. Non

capivo perché avvertissi quella specie di vergogna dentro di me, ma mi

sentivo quasi… incompresa, bambina nonostante i miei ventun anni, perché

in fondo sapevo che aveva i suoi progetti, il suo percorso, e l’ultima cosa

che volevo era frappormi tra lui e il suo futuro.

Stavo per raggiungere il ciglio del marciapiede quando due mani mi

afferrarono per la vita.

Rigel mi inchiodò la schiena al suo petto, e la presa su di me fu così

vigorosa da destabilizzarmi. Quelle dita che sapevano correre abili sui tasti

affondarono nella carne morbida dei miei fianchi, e il suo odore maschile

mi stordì completamente.

«Pensi che sia troppo impegnato per ricordarmi di te?»

Rabbrividii quando le sue labbra bollenti mi sfiorarono il lobo. Il respiro

mi tremò e io scorsi le sue scarpe dietro le mie. La sua presenza era una

pressione bollente contro la spina dorsale.

«È questo che pensi?» sussurrò roco. «Pensi che… oggi… io non ti abbia

avuta per la testa?»

Cercai di voltarmi, ma Rigel mi tenne così, premendomi con forza contro

di lui.

«O che», il suo fiato mi scivolò sulla gola, «non abbia passato tutto il

giorno… ad aspettare il momento in cui avrei finalmente potuto…

toccarti?»

Sfiorò il mio collo con le labbra e i denti, e ogni centimetro di me bruciò

nel suo respiro. Mi teneva solo per i fianchi, eppure sentivo la pelle d’oca

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