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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Lui non conosceva Rigel. Non aveva idea di quello che avevamo passato

e di ciò che ci legava, perché nessuno al di fuori di noi era in grado di

leggere le cicatrici che condividevamo e capire la profondità con cui ci

univano.

Eravamo incatenati in una maniera incomprensibile a chiunque altro.

Nemmeno il tempo poteva allontanarci… Lo avevamo sconfitto insieme tre

anni prima.

«È solo… molto impegnato. Tutto qui.»

«Sembri molto sicura», appurò Will, guardandomi con occhi attenti.

«Eppure… non parli mai di lui.»

Quella constatazione mi colpì. Mi soffermai a rifletterci, e dopo un

istante mi resi conto che non era nel torto.

Era vero… Raramente parlavo di Rigel. Ogni pagina di noi era un

frammento che custodivo lontano da sguardi indiscreti, come un labirinto di

cui solo io avevo la chiave. Non ero in grado di raccontare normalmente il

nostro rapporto, perché era come cercare di spiegare l’oceano a qualcuno

che non lo aveva mai visto. Come ridurlo a una distesa d’acqua, senza

considerare la profondità dei suoi abissi, o la bellezza dei suoi fondali blu, o

le creature immense che ci fluttuavano dentro con maestosa leggerezza.

Certe cose possono essere capite solo se viste attraverso gli occhi

dell’anima.

Guardando il mio volto riflessivo, Will interpretò il mio silenzio come

un’esitazione.

«Sai, occhi d’argento… Io non mi dimenticherei mai il giorno del tuo

compleanno.»

Sbattei le palpebre e puntai i miei occhi nei suoi, trovandoli saldi e

determinati. Lui sorrise pigramente attraverso lo schermo.

«Se invece che crucciarti per il tuo ragazzo assente… tu accettassi questa

birra con me… ti dimenticheresti persino di chi ti trascura con tanta

crudeltà…»

Me ne accorsi mentre ancora stava parlando. Avevo riconosciuto troppo

tardi quella sensazione, un filo di diamante che trapassa l’aria e raggiunge il

cranio.

Mi voltai con il cuore che rimbalzava in gola.

Era sempre stato come un brivido sulla schiena, lui… Un formicolio

gelido e bollente insieme.

Un giovane uomo era stagliato sulla porta del palazzo.

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