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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Sempre pieni di studio», risposi scherzosa. «Devo ancora finire il paper

per Malattie Infettive. Tu a che punto sei?»

«L’ho iniziato, ma… Oh, dai, non voglio parlare di questo.»

Will era uno studente di veterinaria come me. Frequentando gli stessi

corsi, ci era capitato diverse volte di confrontarci sulle materie o scambiarci

informazioni sugli esami da preparare. Era un tipo scapigliato, dai vibranti

occhi verdi e il fisico atletico, e nell’ultimo periodo mi teneva sempre un

posto a lezione in terza fila accanto a lui, anche se non ero io a

chiederglielo.

Chiacchierammo di un po’ di cose e il suo sorriso abbagliante mi seguì

mentre passeggiavo sul marciapiede, nel sole del pomeriggio.

«…Mi rende nervosa. Il laboratorio intendo… Vorrei essere brava, ma

usare il bisturi mi fa… sempre un certo effetto. So che sarà il nostro lavoro,

che faremo del bene, però non sono portata…»

«Sei bravissima, invece. Molto più delicata di tanti altri. Hai faticato un

anno intero per prendere coraggio… E la cura che ci metti… è pazzesca.

Devo ricordarti che il professore ti ha preso come esempio nell’ultima

lezione?»

Mi mordicchiai il labbro, scompigliando il ciuffo che mi ricadeva sugli

occhi. Lo sguardo di Will seguì il movimento con cui ci passai attraverso le

dita.

«Sai, Nica, stavo pensando…» esordì con voce un po’ diversa. «Ecco, c’è

una birreria fantastica in centro… Hai presente? Quella all’angolo con il

parco. Ora che puoi bere, beh… non hai più scuse per non venire. Potrei

passare a prenderti stasera…»

Lo guardai negli occhi, ma le intenzioni che ci brillavano dentro

presagivano qualcosa di sottinteso che mi fece distogliere lo sguardo.

Scossi la testa, umettandomi il labbro. «Ho preso degli impegni…»

«Ah, già, il tuo ragazzo. Vero?»

Il pensiero di Rigel si riflesse nei miei occhi come una luce disorientante;

mi sentii vulnerabile per il tempo di un istante, ma bastò perché lui se ne

accorgesse.

«Oh, non dirmelo… Il fidanzato si è dimenticato del tuo compleanno.»

Sorrisi con un pizzico di compassione per quella frase a cui non sapevo

credere.

«Non è affatto così.»

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