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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E non era l’unica.

La stanza era un’esplosione di garofani. L’aria straripava di un profumo

lezioso che mi invase le narici; la raggiunsi prestando attenzione ai vasi per

terra, e lei mi passò uno dei fiori mentre scavalcavo un mazzo rosseggiante.

Lo presi tra le dita, e scambiandoci uno sguardo d’intesa entrambe

tuffammo il naso dentro la corolla.

«Pane!»

«Bucato e…»

«Carta nuova!»

«Buccia di mele… no, anzi… Zenzero…»

«Sa indubbiamente di pane. Di quello appena sfornato!»

«Non si è mai sentito un fiore che profuma di pane!»

Come ogni volta io non riuscii a non ridere. Affondai il naso nel garofano

e liberai una risata divertita, che lei condivise.

Quello sarebbe sempre stato il nostro gioco.

Anche se nel corso di tutto quel tempo erano cambiate tante cose, io e

Anna… ci saremmo guardate per sempre così.

Dopo il successo di quegli anni gli affari erano aumentati a tal punto che

lei non solo aveva ampliato notevolmente il negozio, ma ne aveva aperti

altri due. Uno era operativo già da un paio d’anni, l’altro invece era quasi

pronto, e sebbene ormai detenesse l’esclusiva negli allestimenti floreali di

tutta la città le prenotazioni continuavano ad arrivare.

Ora nel nostro salotto risplendeva una televisione di ultima generazione,

e i divani erano nuovissimi; i soffitti erano tutti rimbiancati da cima a fondo

e nel vialetto rimesso a nuovo sostava una bella macchina rossa. Ma quella

era ancora la nostra casa, e non l’avrei cambiata per nulla al mondo.

Mi piaceva così, con la carta da parati e le sue scale strette, con il parquet

liscio dove Klaus scivolava e le pentole in rame che luccicavano alla luce

della cucina.

E anche Anna… nonostante quegli abiti sofisticati e l’elegante fermaglio

d’argento che ora luccicava tra i suoi capelli, aveva sempre gli stessi occhi

che avevo visto ai piedi delle scale, quel mattino al Grave.

Era diventata la mia mamma adottiva.

Dopo un anno di affidamento, lei e Norman avevano confermato la mia

adozione ed eravamo diventati una famiglia.

Ora ero Nica Milligan.

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