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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E Rigel sapeva che era vero.

C’era voluto tanto per capirlo. Per accettarlo.

C’erano volute tutte quelle preghiere che lei gli aveva rivolto.

C’erano volute le lacrime. E le grida. C’era voluta l’angoscia di vederlo

andare in un posto che lei non poteva raggiungere.

C’erano volute quelle parole che lei gli aveva sussurrato l’ultima sera,

per farglielo capire una volta per tutte.

Per un istante si chiese cosa sarebbe successo se le cose fossero andate

diversamente. Se non fossero mai caduti da quel ponte. Lui sarebbe andato

via per salvarla da se stesso, e Nica non avrebbe mai saputo che ogni

singola scelta che lui aveva fatto nel corso della sua vita ruotava attorno a

un unico scopo.

Lei.

Forse, un giorno, in un tempo che era impossibile sapere, si sarebbero

ritrovati.

O forse no. Si sarebbero persi per sempre, e lui avrebbe vissuto una vita

intera a immaginarla crescere.

Invece lei era lì, dopo settimane di lacrime negli occhi.

E fissandola in quelle iridi che si portava dentro fin da bambino, Rigel

sentì il suo cuore sussurrarle…

Potevo capirlo soltanto così.

Sentendoti accanto ogni giorno.

E ascoltandoti piangere ogni notte.

Non ho mai creduto fino in fondo che tu potessi volere… me. E ora che

sai il disastro che sono, puoi capire perché.

Ho sempre pensato che saresti stata più felice se ti avessi lasciata

andare. Io non so essere come gli altri, avrebbe voluto dirle col cuore che si

disperava. Non lo sono mai stato, e non lo sarò mai.

Ma tu mi hai fatto capire… che mi sbagliavo.

Perché ora che conosci tutto, so che mi vedi davvero per quello che sono.

E nonostante questo non vuoi cambiarmi. Nonostante questo non hai paura.

Nonostante questo tutto quello che vuoi è… restare con me.

E alla fine, alla fine di tutte quelle parole non dette, alla fine di tutto

quello che era sempre stato, Rigel chiuse lentamente gli occhi e sussurrò

soltanto…

«Mi arrendo».

Lei sorrise, tremula e luminosa.

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