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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Avvolto nel sole che illuminava le tende bianche, Rigel aveva il torace

fasciato da un bendaggio complicato e le coperte raccolte sul bacino. Il suo

volto, scavato da ombre sotto gli zigomi, era bellissimo, e sotto le

sopracciglia affilate le iridi nere spiccavano in modo meraviglioso e

ossessionante.

E lui le stava usando per fulminare l’infermiera accanto a sé.

«Che succede?» domandai, quando vidi che aveva il busto sollevato, e il

braccio appoggiato sul materasso per farsi leva. Tra le dita stringeva la

coperta come se fosse una qualche sorta di prigione.

«Gli ho detto che non può alzarsi», rispose lei. «Ma non vuole

ascoltarmi…»

«Va tutto bene», sorrisi cortese alla donna, mentre puntellavo una mano

sulla sua spalla e lo riaccompagnavo giù. Sentii i suoi muscoli trattenere a

stento la voglia di ribellarsi. «Non c’è motivo di allarmarsi…»

Lei sgattaiolò via, portando con sé il vassoio del suo pranzo; la guardai

scomparire attraverso la porta, poi mi voltai verso di lui. Gli sorrisi

dolcemente.

«Dove credevi di andare?»

Rigel mi scoccò un’occhiataccia da bestia in cattività. Ciò nonostante,

preferì limitarsi a quello.

Sistemai i fiori con tranquillità, come se non lo avessi sorpreso un’altra

volta a disubbidire al dottore. «Come stai oggi?»

«A meraviglia», masticò mordace. «Fra poco appenderanno un cartellino

fuori dalla mia stanza come allo zoo.»

Non era molto di buon umore. Probabilmente il fatto di essere stato

beccato ancora una volta a tentare di svignarsela non contribuiva.

«Devi avere pazienza», tentai delicata, ravvivando i petali con le dita.

«Sei nelle mani di persone molto capaci… sai? E sarebbe carino, ogni

tanto, mostrarti gentile. O quantomeno non ostile, ecco. Potresti almeno

provarci?»

Rigel mi fissò con il labbro superiore un po’ arricciato e io gli rivolsi

un’occhiata indulgente.

«Mi hanno detto che sei stato sgarbato con un infermiere… È vero?»

«Voleva ficcarmi due tubi di plastica su per il naso», sibilò lui,

profondamente indignato. «Gli ho detto che poteva garbatamente infilarseli

su per il…»

«Oh, Nica, che piacere rivederti!»

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