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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Avevo sempre creduto che chi si risvegliava dal coma fosse subito

recettivo, o comunque padrone del suo corpo, ma scoprii che non era così.

Il dottore mi informò che ci avrebbe impiegato qualche ora prima di

riuscire ad avere il pieno controllo dei suoi movimenti, e che oltre le due

settimane di coma molti pazienti cadevano in stato vegetativo, ma fu felice

di comunicarmi che dopo tante complicanze almeno quest’ultima gli era

stata risparmiata.

Mi spiegò anche che dopo il risveglio alcune persone potevano mostrarsi

agitate e aggressive perché non riconoscevano il posto in cui si trovavano.

Perciò mi raccomandò di parlargli con calma, quando potei tornargli

accanto.

Prima di lasciarmi di nuovo sola con lui, Robertson mi appoggiò una

mano sulla spalla e mi rivolse un sorriso così pieno di speranza che lo sentii

riempirmi i polmoni.

Quando fu uscito, mi portai una ciocca dietro l’orecchio, voltandomi

verso il ragazzo sdraiato nel letto.

Vederlo così tranquillo per la prima volta… mi donò un sollievo al cuore

immenso.

Percorsi il suo viso in punta di dita, tracciandone i lineamenti, e sotto di

me Rigel aprì gli occhi.

Sbatté piano le palpebre, ancora troppo debole per muoversi, e mise a

fuoco il contorno del mio volto.

«Ciao…» sussurrai, soffice come non ero mai stata. La linea che pulsava

del suo battito cardiaco segnò due palpitazioni vicine.

Al suono così presente del suo cuore, lacrime di una gioia incontenibile

mi chiusero la gola: mentre mi riconosceva, le sue pupille si ancorarono alle

mie come stelle binarie.

Gli spostai delicatamente alcune ciocche di capelli, convincendomi di

non star sognando.

«Alla fine sei tornato», soffiai. «Sei tornato da me.»

Rigel mi guardò con occhi pieni dei miei, e anche se il suo corpo era

visibilmente allo stremo, mi sembrò che non fosse mai stato più

meraviglioso di così.

«…Come nei tuoi racconti», gli uscì, roco, e io tremai di un amore

bruciante nel sentire di nuovo il suono della sua voce. Il pianto mi risalì agli

occhi come un vecchio amico e io mi lasciai sopraffare, troppo scossa per

combatterlo.

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