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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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5. Cigno nero

“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro

che non mostra mai a nessuno.”

Mark Twain

Stavo sudando. Le tempie pulsavano. La stanza era piccola, polverosa,

soffocante… E c’era buio. C’era sempre buio. Non riuscivo a muovere le

braccia. Graffiavo l’aria, ma nessuno mi sentiva. La pelle bruciava,

cercavo di allungare la mano ma non potevo: la porta si chiudeva e il nero

mi piombava addosso…

Mi svegliai di soprassalto.

L’oscurità attorno a me rimase quella dei miei incubi e impiegai un

istante interminabile a trovare un interruttore. Stavo ancora stritolando le

coperte. Quando la luce inondò la stanza, disegnando i contorni della mia

nuova casa, il cuore non cessò di pulsarmi in gola.

Erano tornati i brutti sogni.

No… In realtà non se ne erano mai andati. Non era bastato cambiare letto

per non vederli più.

Mi passai febbrilmente le mani sui polsi. I cerotti erano lì, sulle mie dita,

a rassicurarmi con i loro colori. A ricordarmi che ero libera.

Riuscivo a vederli, quindi non era buio. Non era buio, ero al sicuro…

Respirai a fondo, cercando di trovare conforto. Ma quella sensazione

ancora mi camminava sulla pelle. Mi sussurrava di chiudere gli occhi, mi

aspettava acquattata nel buio. Era lì per me.

Sarei mai stata veramente libera?

Scostai le coperte e scesi dal letto. Mi passai una mano sul viso e uscii

dalla mia stanza, dirigendomi in bagno.

La luce illuminò le mattonelle bianche e pulite: lo specchio luminoso e

gli asciugamani soffici come nuvole mi aiutarono a ricordarmi quanto fossi

lontana da quegli incubi. Era tutto diverso. Quella era un’altra vita…

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