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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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e botte… Ti amo come si ama soltanto il cielo, senza spezzarsi mai. Ti amo

più di quanto io abbia mai amato qualsiasi colore nella mia vita…

E ti amo… come so amare solo te, solo e soltanto te, che mi fai bene e

male più di ogni altra cosa, che sei la luce e il buio, l’universo e le stelle. Ti

amo come so amare soltanto te, che sei il mio fabbricante di lacrime…»

Il pianto mi scosse fino alle ossa e io mi aggrappai alle pagine di quella

storia con tutto quello che avevo.

Con ogni lembo disperato di me…

Con ogni mia lacrima, e ogni respiro.

Con tutti i miei cerotti e quell’anima che non avrebbe più saputo sentire.

E per un istante… giurai di sentire il cuore battergli più forte. Avrei

voluto prenderlo tra le mani e stringerlo a me, custodirlo per sempre. Ma

potei solo alzare lo sguardo e fissarlo in viso come avevo fatto ogni singolo

giorno.

Potei solo trovare il coraggio di guardarlo ancora.

E questa volta…

Questa volta, quando il mio cuore scivolò fuori dal petto… io ne percepii

il tonfo.

Ma non mi chinai per raccoglierlo.

No. Rimasi inerme.

Perché le mie pupille…

Le mie pupille guardavano dritte dentro altre pupille.

I miei occhi… guardavano dritti dentro altri occhi.

Occhi stanchi, affaticati…

Occhi neri.

Per un momento cessai di esistere. L’emozione che mi assalì fu così

viscerale e incredula da annullarmi, da lasciarmi troppo terrificata per

sperare.

Con occhi annegati di lacrime fissai quello spiraglio sottile che separava

le sue palpebre, incapace di muovermi; sentii che se avessi osato respirare,

quell’attimo si sarebbe infranto come vetro.

«…Rigel…»

Ma i suoi occhi…

I suoi occhi rimasero lì.

Non svanirono come nei sogni.

Non evaporarono come un’illusione.

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