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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Rimase a fissare le flebo che mi finivano nel braccio. Poi, senza che io

dicessi nulla, i suoi occhi scivolarono lentamente su Rigel. Lo fissò per un

momento lunghissimo, tanto che quando finalmente parlò mi accorsi che si

stava mordendo le labbra.

«Ti ho invidiata molte volte», mormorò di punto in bianco. Lo fece senza

distogliere lo sguardo da lui. «Non abbiamo avuto molte occasioni di

vederci. Ma nelle poche che ci sono state ho dovuto ammettere che non hai

idea di cosa significhi darsi per vinti. Non hai mai rinunciato a instaurare un

rapporto con me… nonostante io ti abbia sempre respinta e trattata come un

ostacolo. Anche senza conoscerti, mi è bastato poco per capire che non sai

arrenderti.» Si voltò lentamente a incrociare i miei occhi, lo sguardo colmo

di biasimo. «Eppure guardati adesso. Hai smesso di lottare.»

No, avrei voluto dirle, era proprio quello che non avevo fatto. In me c’era

una tenacia incrollabile che mi stava prosciugando persino l’ossigeno. Ero

ridotta a quello proprio perché non sapevo rassegnarmi.

Tuttavia… tacqui. Rimasi inerte al suo cospetto, e quella mancanza di

reazione sortì su di lei un effetto che non avrei immaginato.

Tristezza. Per la prima volta da quando l’avevo incontrata, Asia sembrò

capirmi. Più di chiunque altro.

«Non puoi aiutarlo se prima non aiuti te stessa», sussurrò con un tono

completamente diverso, che sembrava venirle da dentro. «Non fare come

me… Non lasciare che il dolore ti annienti. Che ti anneghi nei rimpianti. Tu

hai una possibilità che a me non è mai stata data. Una speranza. Ma se la

getti via io non ti perdonerò.»

Mi fissò dura e io la vidi tremare, ma in quel tremito scorsi tutto il

bisogno di sfondare il muro dentro cui stavo appassendo.

«La morte non si combatte con il sacrificio. Ma con la vita. Me lo hai

fatto capire tu. La stessa ragazza che dopo aver patito le pene dell’inferno

mi ha guardato negli occhi per dirmi che non si sarebbe fatta da parte, che

non avrebbe rinunciato ad Anna, è ancora in questa stanza. Avanti,» ringhiò,

«tirala fuori. Non è annullando te stessa che lo salverai… È dandogli un

motivo per svegliarsi. È facendogli vedere che sei qui, e che stai bene, e che

stai lottando per vivere, anche se vivere in questo momento ti strazia. Non

lasciare che la sofferenza ti renda qualcuno che non sei, non fare il mio

stesso errore… Non possiamo scegliere il dolore ma possiamo scegliere

come viverlo. E se vivere significa sopportare, allora fallo anche per lui,

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