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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Scivolai giù da materasso, e i miei piedi tremarono quando incontrarono

il pavimento. La mia caviglia si lamentò, rigida e gonfia, e io mi tenni alla

sbarra del letto, cercando di reggermi con le mie sole forze, ma fu un

azzardo patetico e le mie gambe mi delusero.

Crollai a terra sull’avambraccio libero, che mandò una fitta mordente. Le

costole incrinate strillarono nella carne e una ventata di dolore mi fece

trattenere il fiato.

Non seppi immaginare cosa avrebbe pensato la gente di me, vedendomi.

Ero uno spettacolo pietoso, mentre stringevo le labbra e le mie lacrime

morivano sulle piastrelle. Eppure in un modo o nell’altro riuscii a trovare la

forza di strisciare fino al suo letto.

Gli presi la mano tirandola a fatica verso di me; la strinsi come lui aveva

stretto tante volte la mia, nel buio di quella cantina, quando eravamo

bambini.

«Non lasciarmi ancora indietro», implorai in ginocchio, sentendo il

pianto straziarmi gli occhi. «Non farlo, ti prego… Non andare dove non

posso raggiungerti. Permettimi di starti accanto. Di viverti per quello che

sei. Restiamo insieme per sempre, perché non posso sopportare un mondo

in cui tu non sei con me. Io voglio crederci, Rigel… Voglio credere che

possa esistere la favola dove il lupo prende per mano la bambina. Resta con

me e scriviamola insieme… Ti prego…»

Spinsi la fronte contro la sua mano, bagnandogli le nocche. «Ti prego…»

ripetei con la bocca deformata dal pianto.

Non so per quanto tempo rimasi lì, a desiderare di fondermi con la sua

anima.

Eppure quella notte qualcosa cambiò.

Se era vero che poteva sentirmi…

Allora gli avrei donato tutto quello che avevo.

Il giorno dopo chiesi alle infermiere che non tirassero più la tenda che mi

separava da Rigel. Né alla mattina né alla sera: in ogni momento, volevo

poter vedere il volto del ragazzo nel letto accanto al mio.

Quando Anna arrivò in ospedale non mi trovò con gli occhi spenti e

l’espressione vuota, come era accaduto nei giorni prima.

No.

Arrivò che ero già sveglia, seduta tra le coperte con lo sguardo vigile e

attento.

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