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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Ciò che ero in quel momento, era il risultato di un racconto strappato a

metà.

Di un regalo di compleanno ridotto in cocci vicino a un chioschetto di

gelati. Di una festa finita in fuga, di un respiro che si era spezzato nella

paura, quando le sue mani mi avevano afferrato. Della delusione che avevo

sentito mozzarmi il cuore quando lui ci aveva sputato addosso tutto il suo

rabbioso disgusto, giurando di condannarci.

No, quella non ero io.

Erano le pagine riarse nella cenere che ora mi grattavano in gola così.

«Ti avrei perdonato tutto. Tutto… ma non questo.»

Sapevo che non era colpa sua. Eppure alla fine di quella scala che era

iniziata con una piccola lumaca, mi chiesi se ci fosse stata una sola volta in

cui Lionel mi avesse voluto bene con il disinteresse puro e incondizionato

che gli avevo riservato io.

«Vai via.»

Lui deglutì il suo tormento.

Era vero che avevo un cuore di falena.

Era vero che cercavo la luce fino a scottarmi, perché ciò che avevo

passato da bambina mi aveva deformata in modo irreparabile. Ma sebbene

dentro di me le mie parti più rovinate cercassero di indurmi a guardarlo

negli occhi, nulla avrebbe potuto convincermi a perdonarlo.

Mi aveva strappato un pezzo di anima.

Lionel premette le labbra, cercando qualcosa da dire che morì nel

silenzio. Nessuna parola avrebbe potuto restituirmi ciò che mi era stato

portato via.

Alla fine, sconfitto, abbassò il viso. Si voltò e si incamminò lentamente,

prima che la mia voce lo richiamasse.

«Lionel.» Sollevai le mie iridi slavate e lo guardai finalmente negli occhi.

«Quando uscirai da quella porta non tornare più.»

Lui deglutì amaramente, lanciandomi un’ultima occhiata. Poi se ne andò

via.

E nemmeno quella volta si girò a guardare Rigel.

Forse perché quelli come Lionel non riescono a guardarla, la realtà in

tutti i suoi colori.

Non hanno il coraggio di affrontarla e vederci dentro loro stessi.

Anche se hanno fatto di tutto per tirarne fuori le sfumature più cupe;

anche se l’hanno lacerata a unghiate facendone sgorgare l’inchiostro.

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