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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Billie corse al mio letto. Mi si gettò addosso per abbracciarmi: le costole

incrinate pulsarono dolorosamente, ma io mi limitai a socchiudere gli occhi

senza emettere un suono. «Non posso crederci…» singhiozzò. «Quando ho

sentito la notizia non… giuro, non riuscivo a respirare… Dio, che cosa

tremenda…»

Dita toccarono le mie, avvolgendole piano. Miki mi strinse la mano, gli

occhi pesti e sbavati dal mascara.

Dentro di me non trovai la forza per dire a Billie che mi stava facendo

male.

«Se possiamo fare qualcosa…» la sentii mormorare, ma il mio cuore era

un pertugio profondo e quel suono si perse per strada.

In quel momento Miki si voltò verso Rigel. Mi ricordai di quando mi

aveva confessato che qualcosa in lui non la convinceva. Come tutti aveva

visto il lupo, e come loro non era riuscita a scorgere l’anima che ci pulsava

sotto.

«Oh, la mia foto…» Billie sorrise, asciugandosi le lacrime con le dita.

«Ce l’hai ancora…»

La polaroid era lì, esile e stropicciata, con quella leggerezza banale che

ancora mi inchiodava alla realtà in modo insopportabile.

Sentii il cuore marcirmi tra le costole quando lei sussurrò, commossa:

«Non sapevo la tenessi qui…»

Avrei voluto dirle che significato c’era, dietro quella foto. Avrei voluto

che sentisse il dolore logorante che mi divorava dentro, perché mi stava

uccidendo.

Forse un giorno glielo avrei raccontato.

Un giorno avrei detto loro che non tutte le storie esistono sulle pagine dei

libri.

Che ci sono racconti invisibili, taciuti e nascosti, che vivono in segreto e

muoiono inascoltati. Favole senza finale, destinate a restare per sempre

incomplete.

Forse, un giorno, io le avrei raccontato la nostra.

Mi osservarono incerte, cercando un briciolo di me, della spensieratezza

che mi aveva sempre caratterizzata, ma io non reagii. Rimasi inerme, così

decisero di lasciarmi tranquilla.

Solo quando ormai erano alla porta, mi sentii sussurrare piano: «Mi ha

protetta».

Miki, che era l’ultima, si fermò e si voltò indietro.

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