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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E ancor prima di poter realizzare quella fine, Rigel aveva sentito quelle

parole esplodergli dalla bocca come il riscatto di un’esistenza intera.

«Ti amo.»

Nica gli era tremata tra le braccia, come una farfalla rinchiusa tra le sue

dita da troppo tempo.

E mentre quel sussurro lo abbandonava per sempre, Rigel aveva sentito

per la prima e ultima volta nella sua vita… la pace.

Un sollievo dolcissimo, eterno, quell’abbandono quasi sfiancante contro

cui aveva lottato da sempre.

Lui non sarebbe mai stato solo.

No.

Perché Nica era dentro di lui. Con quegli occhi da bambina e quel sorriso

che spaccava il cuore… Lei, lei che non se ne sarebbe andata mai, avrebbe

avuto dentro il suo cuore un posto eterno di stella.

E mentre il mondo strappava via l’ultima pagina di quel racconto senza

fine, Rigel aveva affondato il viso nella sua gola, proprio come un lupo, e

l’aveva stretta con tutto se stesso.

Con ogni sua forza e ogni respiro…

Con ogni parola non detta, e briciolina di rimpianto.

Con ogni suo petalo.

E ogni sua spina.

Tutto quello che aveva… per quell’amore dal mancato finale.

“Si narra che l’usignolo amasse la rosa da abbracciarla

così tanto che le spine gli trafissero il cuore.”

Oscar Wilde

Che pezzo sceglieresti?

Del tuo cuore?

Puoi vivere solo con uno, perché poi l’altro definitivamente muore.

Che pezzo sceglieresti?

“Te”, avrebbe risposto Rigel a occhi chiusi.

Sempre, e comunque, “Io avrei scelto te”.

*

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