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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Lei si merita… tutto quello che puoi darle.»

«Rigel… vuoi dirmi che succede?»

Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi.

Gli occhi di Nica.

Era lì che aveva perso se stesso, quando era solo un bambino.

Rigel l’aveva guardata dentro quelle iridi da fabbricante di lacrime, e

ancora una volta aveva saputo di non poterle mentire.

“Succede che ti sto lasciando andare”, avrebbe voluto dirle, se non fosse

stato sempre così lui. “Per la prima volta da quando ti sei presa tutto di me,

io ti lascio andare.”

Ma non ci era riuscito. Nemmeno alla fine.

Così aveva fatto l’unica cosa che non si era mai concesso.

Aveva abbassato ogni scudo.

L’aveva guardata per un momento con gli occhi del cuore, e quell’amore

bruciante gli era esploso dalle pupille come un fiume in piena.

Lei era rimasta senza fiato, incapace di capire, e lui se l’era impressa

nella memoria tutta da capo, fino all’ultima briciola.

«Rigel…»

Non poteva prevedere quello che sarebbe successo dopo.

Non poteva sapere che non sarebbero mai arrivati a casa, che quelle

parole non dette gli sarebbero rimaste conficcate dentro come l’ultimo dei

suoi rimpianti.

Ma si sarebbe ricordato per sempre l’urlo congelato negli occhi di lei.

Così come non avrebbe dimenticato il terrore di quell’attimo, o lo

schianto sordo del suo cuore che gli saliva in gola. La rete aveva ceduto e

Nica era caduta all’indietro.

Rigel si era gettato in avanti e l’adrenalina gli aveva dilatato le pupille - i

capelli di Nica si erano spalancati e lui aveva visto ali da falena dispiegate

nel tramonto, un angelo nell’atto di spiccare il volo.

Un’altra delle sue allucinazioni. L’ultima.

Rigel l’aveva afferrata con forza, e spingere il corpo sotto il suo era stato

solo un istinto naturale, nato dal bisogno che aveva sempre avuto di

proteggerla. Forse persino da se stesso.

Aveva sentito il tarlo urlare, dimenarsi, stringerla febbrilmente a sé.

L’aveva sentito chiudersi addosso a lei come un fiore, le spine ritte che

tremavano tutte insieme per salvarla dall’impatto.

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