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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Sono innamorato di lei.»

Rigel si sarebbe ricordato per sempre il bruciore di quella confessione.

Erano cose talmente private che non ne parlava neanche con se stesso, e

farlo davanti a qualcuno sembrava intollerabile. Nel silenzio glaciale, quelle

parole risuonarono come una condanna.

«Lo sono», aveva spinto tra i denti, «fino alle ossa.»

Aveva sentito su di sé lo sguardo di Anna, e non era servito incrociarlo

per scoprirlo raggelato di incredulità. Rigel si era conficcato le unghie nei

palmi e aveva alzato su di lei due occhi profondi e consapevoli.

«Capisci, ora? Io non la vedrò mai come una sorella.»

E Anna non aveva potuto fare nulla, nulla che non fosse fissarlo come se

lì non ci fosse lui, ma qualcuno che stava vedendo per la prima volta.

Rigel l’aveva lasciata fare.

«Questo non è il mio posto. Finché resto… lei non sarà mai veramente

felice.»

Mentre abbassava il viso, mentre la rivedeva sorridergli con quel cerotto

appuntato al petto, Rigel aveva capito una volta per tutte che se esisteva un

finale, per quelli come lui… ce l’aveva avuto dentro fin dall’inizio.

«Le stelle sono sole», gli aveva detto una volta la tutrice. «Come te. Sono

lontane, alcune si sono già spente. Le stelle sono sole, ma non smettono mai

di brillare, neanche quando non le vedi.»

E Rigel l’aveva capito lì, con quella costellazione che Nica gli aveva

tracciato sul petto.

L’aveva capito dopo averla guardata dormire per tutta la notte, senza

chiudere occhio un solo istante.

Aveva capito che da qualche parte, in fondo al suo cuore, lui l’avrebbe

sempre avuta con sé.

«Tu non sei solo. Io ti porto… sempre con me.»

Perché le stelle sono sole ma non smettono mai di brillare, neanche

quando non le vedi.

E Rigel sapeva che avrebbe sempre brillato per lei, anche se non

l’avrebbe più vista.

Lei che era un po’ la sua stella, lei che era sempre stata la cosa più

preziosa che i suoi occhi avessero mai toccato…

L’avrebbe guardata da quel piccolo spiraglio che era il suo cuore, e

avrebbe saputo che, ovunque fosse, Nica sarebbe stata felice. Con una

famiglia vera, e la favola che aveva sempre desiderato.

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