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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Non faceva per lui.

Avrebbe voluto cancellarla, spingerla via, strapparsela di dosso.

Liberarsi di quei sentimenti, perché erano storti, estremi e sbagliati

proprio come lui.

Ma più il tempo passava, più Nica gli affondava nel cuore.

Più gli anni li cambiavano, più le sue dita si graffiavano sulle spine di

quell’amore dal mancato finale.

E mano a mano che i giorni diventavano anni, mano a mano che lei

continuava a sorridere, Rigel aveva capito che in quella dolcezza e

gentilezza c’era una forza che non aveva nessun altro.

Una forza diversa.

Avere un animo come quello di Nica significava prendere atto della

durezza del mondo e decidere, ogni giorno, di amare ed essere buona.

Senza compromessi. E senza paura.

Solo con tutto il cuore.

Non aveva mai osato sperare, Rigel.

Ma si era perdutamente innamorato di lei, che era la speranza stessa.

«Hai preso tutte le tue cose?»

Rigel si era voltato.

La donna era sulla soglia della sua stanza. Aveva detto di chiamarsi

Anna, ma Rigel aveva ascoltato a malapena quello di cui lei e il marito

avevano parlato poco prima.

L’aveva vista lanciare un’occhiata al letto vuoto che una volta

apparteneva a Peter.

«Quando sei pronto…»

«Ve lo ha detto. Non è vero?»

Lei aveva alzato gli occhi ma i suoi erano già lì, puntati sul suo volto,

imperscrutabili.

«Di cosa?»

«Della malattia.»

L’aveva vista irrigidirsi. Anna lo aveva fissato interdetta, forse sorpresa

che lui ne parlasse con quella freddezza sintetica.

«Sì… Ci ha informati. Ha detto che le crisi si sono attenuate col tempo…

ma ci ha dato comunque la lista di tutte le tue medicine.»

Anna lo aveva guardato con una sensibilità che non lo aveva neanche

toccato.

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