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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E guardandola Rigel si era chiesto se potesse esserci qualcosa anche per

lui, da qualche parte, tra pagine dimenticate. Qualcosa di buono. Gentile.

Che sapesse toccare con cura senza voler per forza aggiustare.

Guardandola sempre da troppo lontano, Rigel si era chiesto se quel

qualcosa non potesse essere lei.

«Dovresti dirglielo», aveva sussurrato una voce, una sera.

Rigel aveva chiuso la porta della cantina, dove Nica finalmente era

riuscita ad addormentarsi. Eppure non si era voltato.

Sapeva che lei lo aveva scoperto. Quegli occhi azzurri lo seguivano

sempre.

Adeline, alle sue spalle, aveva stretto i lembi del suo vestitino grigio

prima di sussurrare: «Lei crede che sia io a tenerle la mano».

Rigel aveva abbassato gli occhi e aveva pensato a Nica, dietro quella

porta. A lei che amava tanto le fiabe, che sognava così disperatamente di

viverne una.

«Va bene così», aveva risposto. «Faglielo credere.»

«Perché?» Adeline lo aveva fissato con una punta di disperazione.

«Perché non le dici che sei tu?»

Rigel non aveva risposto. Poi, in silenzio, aveva appoggiato la mano sulla

porta. Quella mano che solo laggiù, nel buio di sogni infranti, riusciva a

trovare la forza di sfiorarla con ogni briciolo di se stesso.

«Perché non esistono favole dove il lupo prende per mano la bambina.»

Aveva sempre odiato guardarla in viso.

Esattamente come ne aveva amato, con disperazione lacerante, ogni

centimetro.

E Rigel ci aveva provato a sradicare quell’amore, aveva estirpato ogni

singolo petalo con mani che avevano imparato a strappare fin dall’infanzia.

Ma dopo un petalo ce n’era un altro, e poi dopo un altro subito un altro, e

in quella scala a chiocciola infinita lui era sprofondato a tal punto negli

occhi di Nica che riemergerne era stato impossibile.

Ci era affogato dentro, e la speranza gli aveva sfiorato il cuore.

Non voleva sperare. Era qualcosa che odiava.

Sperare significava illudersi che un giorno sarebbe guarito, o che l’unica

persona che gli volesse bene non fosse un mostro che picchiava a sangue gli

altri bambini.

No.

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