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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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assi del pavimento e all’istante quel sentimento si era tramutato in un

terrore folle.

Non lei.

Non quegli occhi.

Non poteva sopportare l’idea che, nonostante lui fosse il primo a

spingerla sempre lontano, lei potesse vederlo per la bestia rotta e

sanguinante che era.

Forse perché, nella pietà, Nica avrebbe trovato uno spiraglio da cui

infilarsi e da cui lui non avrebbe più potuto respingerla.

O forse perché guardarsi nei suoi occhi… sarebbe stato come guardarsi

dentro, e vedersi per il disastro che sapeva di essere.

«Peter, sei tu?» aveva sussurrato lei, e Rigel era scappato via prima che

potesse vederlo.

Si era rintanato tra i cespugli, cercando la solitudine, ma il dolore era

tornato e lui era caduto sull’erba.

Aveva serrato gli occhi, grattando gli steli con dita agitate. Non trovava

altro modo per sfogare quel male tremendo.

«Miglioreranno col tempo», aveva detto il dottore. E per la prima volta,

con le tempie ancora pulsanti, a Rigel era venuto da sorridere. Ma di quel

sorriso amaro e crudele, quel sorriso che faceva quasi male. Quel sorriso

che di gioioso non aveva nulla, perché in fondo lo sapeva che se gli veniva

da dentro non poteva essere che qualcosa di storto, estremo e sbagliato.

E si era chiesto se anche i lupi in fondo non ridessero proprio così, con

quel sibilo vuoto e le mascelle contratte.

Eppure, per quanto fosse senza speranza… Rigel non era riuscito a

scollarsi di dosso il pensiero di lei.

Nica piegava il buio, si faceva spazio tra marcio e inchiostro. Lei, che

nonostante tutto sorrideva sempre, aveva una luce che lui non era mai stato

in grado di capire.

«Esiste una favola per ognuno di noi», le aveva sentito dire una volta,

sguardo limpido e lentiggini al vento, tra i capelli una margherita.

Rigel era rimasto in disparte, come faceva sempre, perché niente fa più

paura al buio della luce, e nulla al contempo lo attira allo stesso modo.

Nica aveva avvolto un braccino attorno a un bambino più piccolo, fragile

e piccina. «Vedrai…» aveva sorriso con occhi segnati dal pianto, ma

speranzosi come l’alba. «Anche noi troveremo la nostra.»

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