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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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difetto più di ogni altra debolezza.

Era come se la malattia si facesse beffe di lui, e ogni volta che le scintille

gli offuscavano la vista lui ci vedeva un sorriso luminoso e occhi grigi che

con quel calore non l’avrebbero mai guardato.

Ci vedeva sogni. Illusioni.

Ci vedeva lei.

E forse non si sarebbe sentito così difettoso, in fondo, se ci fosse stata

almeno una parte in lui che non fosse così storta, estrema e sbagliata.

Ma mentre quell’amore sgraziato cresceva sempre di più, Rigel fissava le

sue unghie affondate nel terreno, e i suoi sfoghi sembravano i solchi di una

bestia selvatica.

«Migliorerà col tempo», diceva il dottore.

Gli altri bambini gli stavano lontano, lo guardavano con la paura di chi

vede qualcuno raschiare improvvisamente sui tasti del pianoforte, o

strappare l’erba come un pazzo.

Non si avvicinavano perché avevano paura di lui, e a lui in fin dei conti

andava bene così.

Non sopportava la pietà. Non sopportava quegli sguardi, che lo gettavano

nella spazzatura del mondo.

Non aveva bisogno che gli ricordassero quanto fosse diverso: certe

condanne non si scelgono, hanno il colore dei nostri silenzi e il dolore

invisibile delle nostre colpe.

Ma forse era proprio quella la colpa più dolorosa: il silenzio. E lui non lo

avrebbe capito fino a un pomeriggio d’estate, quando con un bicchiere si

era avvicinato al lavabo della lavanderia.

Rigel si era alzato in punta di piedi, allungando il braccino, ma una fitta

lo aveva accecato prima che potesse compiere il gesto.

Il dolore era esploso come uno sciame di spine e lui aveva stretto i denti:

il bicchiere si era infranto nel lavandino e Rigel non era riuscito a far altro

che stringere, stringere, stringere, finché non aveva sentito i vetri tagliargli

la pelle.

Gocce rosse avevano macchiato la porcellana - e Rigel aveva visto fiori

di sangue e mani da bestia, dita contratte come artigli d’animale.

«Chi c’è?» aveva detto una vocina.

Lui era trasalito, ma ancor prima della sorpresa aveva sentito lo stomaco

serrarsi con un sentimento bruciante. I passetti di Nica avevano battuto le

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