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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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riempì di urla e panico. Tentarono di trattenermi ma io mi contorsi con tutte

le forze che avevo e la mia voce si riversò sulle pareti della stanza.

Il letto sussultò sotto il clangore delle sbarre metalliche.

Strattonai il braccio e l’ago della flebo si strappò con un pizzicore

bruciante mentre mi dimenavo, scalciavo e graffiavo febbrilmente l’aria.

Mani mi afferrarono i polsi, cercarono di tenermi ferma - e nella follia del

dolore divennero cinture di cuoio dentro una cantina buia. Il terrore esplose

e l’angoscia mi precipitò di nuovo nei miei incubi.

«No!»

La mia schiena si inarcò e i cerotti lacerarono il vuoto.

«No! No! No!»

Sentii un pizzicore acuto all’avambraccio, e schioccai i denti così forte

che il sapore del sangue mi riempì la bocca.

L’oblio mi inghiottì.

E nel buio sognai solo nero, un cielo senza stelle e occhi di lupo che non

si sarebbero riaperti mai più.

«Ha avuto uno shock. Molti pazienti hanno un tracollo, può succedere…

So che quello a cui avete assistito vi ha turbati, ma ora deve starsene

tranquilla. Ha solo bisogno di riposare.»

«Lei non sa com’è», la voce di Anna era scossa dall’angoscia. «Non sa

com’è lei. Se conoscesse Nica non direbbe che è normale.» Poi con un

singulto aggiunse: «Non l’ho mai vista così».

Le loro voci svanirono in universi lontani.

Sprofondai nuovamente in un sonno denso e artificiale, e il tempo si

perse con me.

Quando riaprii gli occhi non avevo idea di che ore fossero.

La testa mi pesava in modo indicibile, e un dolore sottile mi pungeva il

retro degli occhi. Aprii le palpebre gonfie, e la prima cosa che notai fu un

riflesso dorato.

Non si trattava del riflesso del sole. Erano capelli.

«Ehi…» sussurrò Adeline quando la misi a fuoco; mi stava stringendo la

mano e le sue belle labbra erano rovinate dal pianto. Aveva una treccia,

come quando eravamo al Grave. L’avevo sempre amata perché lei, al

contrario di me, risplendeva anche tra quelle mura così grigie.

«Come… Come ti senti?» Il tormento sul suo volto era evidente, ma

aveva sempre quella dolcezza con cui cercava di rassicurarmi a dispetto del

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