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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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La luce penetrò sottile e feroce come una lama, ferendomi la vista fino a

farmi stringere le palpebre. Non appena fui in grado di combattere

quell’intensità, ciò che riuscii a vedere fu solo… bianco.

Misi a fuoco il mio braccio disteso su una coperta immacolata. Sul mio

dito indice, una specie di morsetto mi stringeva il polpastrello e pulsava del

mio battito cardiaco.

L’odore di disinfettante, ora, era così forte da nausearmi. Mi sentivo

debole e frastornata. Provai a muovermi ma fu impossibile.

Che stava succedendo?

Individuai la figura di un uomo seduto su una sedia accanto al muro. Lo

fissai tra le ciglia, e solo dopo qualche istante trovai la forza di dischiudere

le labbra.

«Norman…» mi uscì sfilacciato dalla bocca.

Fu un sibilo appena udibile, eppure Norman sussultò: alzò gli occhi su di

me e poi scattò in piedi, rovesciando a terra il bicchierino di plastica del

caffè. Subito si precipitò verso il mio letto, inciampando nei suoi stessi

passi, e mi fissò in viso con un’emozione tale che il volto gli divenne viola.

L’attimo dopo si voltò per raggiungere la soglia.

«Infermiera!» gridò. «Chiami il dottore, presto! È sveglia, è cosciente! E

mia moglie… Anna! Anna, vieni, si è svegliata!»

Passi affrettati risuonarono nell’aria. Nel giro di un istante la camera

venne invasa dagli infermieri, ma prima di qualunque altra cosa una figura

di donna spuntò dalla soglia: si aggrappò allo stipite e sbarrò le palpebre

con tanta emozione che le lacrime le salirono di prepotenza agli occhi.

«Nica!»

Anna si fece largo tra le persone e mi raggiunse, aggrappandosi alla mia

coperta. I suoi occhi dilatati fissarono febbrilmente il mio viso mentre una

disperazione inconsolabile le distorceva la voce.

«Oh Dio, grazie… Grazie…» mi posò una mano a coppa sulla testa con

gesti tremanti, come se avesse paura di rompermi, e il pianto le inondò i

lineamenti arrossati. Persino con i sensi lenti e annebbiati mi resi conto che

non l’avevo mai vista con il volto tanto stravolto. «Oh, tesoro», mi carezzò

la pelle. «Va tutto bene…»

«Signora, il dottore sta arrivando», le comunicò un’infermiera, prima di

sollevarmi un po’ il cuscino con fare pratico.

«Mi senti, Nica?» mi domandò la donna con voce chiara. «Riesci a

vedermi?»

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