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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Non bastò la paura né il nodo che sentivo alla gola.

Non bastò nulla di tutto quello, perché…

Perché io, fino alla fine… avevo dentro di me un cuore di falena. E lo

avrei avuto per sempre.

Perché bruciarmi era nella mia natura, proprio come aveva detto Rigel. E

non avrei capito le ripercussioni del mio gesto fin quando non fosse stato

troppo tardi.

Tra le lacrime che mi affollavano la vista mi gettai su di loro, afferrando

ciò che potevo. Strinsi polsi e braccia senza nemmeno sapere a chi

appartenessero, e venni spintonata più volte mentre afferravo, raschiavo e

imploravo senza ritegno.

«Basta! Rigel, Lionel, basta!»

Successe tutto troppo in fretta.

Uno spintone mi colse alla sprovvista. Il mio corpo venne sbalzato

all’indietro. I miei piedi incespicarono e per la violenza mi schiantai contro

qualcosa che si deformò sotto il mio impatto.

Un cigolio tremendo vibrò nell’aria, un suono che fermò il tempo.

Sotto il mio peso improvviso la rete arancione che sostituiva il parapetto

cedette.

Sbarrai le palpebre, incapace di realizzare cosa stesse succedendo

davvero. Cercai di afferrarmi a qualcosa, di spingermi in avanti, ma il peso

dello zaino agganciato alle mie spalle mi trascinò all’indietro e il mio corpo

si sbilanciò.

Nell’urlo muto dei miei occhi spalancati riuscii a scorgere, come a

rallentatore, il volto di Rigel.

Lui che si voltava, i capelli che gli schiaffeggiavano la pelle.

Il suo sguardo dilaniato, pregno di un terrore cieco che addosso non gli

avrei visto mai più.

Lui fu l’unico appiglio in un mondo che stava scivolando via.

In una sequenza straziante di attimi, vidi il suo corpo slanciarsi e

allungarsi verso il mio. Il suo braccio si tese fin quasi a lacerarsi e la sua

ombra mi inghiottì nell’istante in cui cascavo nel nulla.

Rigel mi afferrò d’impatto e l’aria strillò mostruosamente in caduta

libera, una creatura urlante che mi strappò le lacrime dagli occhi.

Mentre cadevamo da quell’altezza vertiginosa, mentre il suo corpo si

frapponeva sotto al mio chiudendomi le braccia intorno fino a farmi da

scudo, io non riuscii a sentire altro che l’incredulità della morte.

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