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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Smettetela! Vi scongiuro, no! Fermatev…»

Le parole mi si ruppero in bocca. La mia faccia schizzò di lato e i capelli

mi frustarono il viso: il mondo vorticò con violenza nauseante prima che mi

schiantassi al suolo.

L’impatto con l’asfalto mi spezzò il fiato nei polmoni. Sentii la guancia

graffiarsi e un bruciore mi punse l’occhio destro, facendomelo serrare. Per

un istante in cui non capii nulla un dolore sordo mi pulsò tra le tempie come

un tamburo.

Feci leva sui polsi, instabile, e il sapore ferroso del sangue mi intrise la

lingua. Le palpebre mi bruciarono. Con occhi acquosi e tremanti alzai il

viso verso l’artefice del colpo.

Lionel mi stava fissando con un’espressione devastata. Nel suo sguardo

sgomento albergava un sentimento di puro orrore.

«Nica non…» deglutì, annientato. «Giuro, non volevo…»

Lionel non vide Rigel immobile, i capelli neri che gli coprivano il viso,

non vide il suo volto piegato di lato, nella mia direzione, come se invece

che me avesse colpito lui.

Non vide gli occhi freddati di gelo, né le pupille fini come spilli che

fissavano di lato con una incredulità brutale.

Non vide niente di tutto questo.

No…

Vide solo il lampo delle sue iridi nere, incendiarie, che saettarono su di

lui e spaccarono rabbiosamente l’aria.

Rigel lo afferrò per i capelli e lo colpì con tanta forza che il labbro gli si

lacerò di netto. Un gemito di dolore eruppe dalla sua bocca mentre un

assedio di pugni si riversava su di lui: lo massacrò con una furia cieca,

travolgendolo, piegandolo, tempestandolo di botte, e Lionel reagì cercando

di colpirlo in ogni modo. Riuscì a graffiarlo in faccia e la ferocia dei loro

gesti degenerò a tal punto da divenire insopportabile.

«Vi prego! Basta!» le lacrime mi bruciarono gli occhi. «Vi prego!»

Un pugno colpì Rigel alla tempia, tagliandogli il sopracciglio. I suoi

occhi sparirono in quell’assalto disarticolato e io tremai fino alle ossa.

«No!»

Con le ginocchia che bruciavano mi tirai in piedi e mi lanciai su di loro.

Ero appena finita a terra per lo stesso motivo, eppure nemmeno il sapore

del sangue bastò a fermarmi.

Non bastò il dolore alla guancia. Né la botta con cui ero caduta.

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