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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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I miei occhi si spostarono oltre le sue spalle. E la vidi.

A qualche metro da noi, una figura spiccava tra gli urli del vento.

Un volto che ci fissava. Uno sguardo immobile.

Ma non uno qualsiasi.

No.

Lionel.

Il mio cuore affondò con un singulto muto. Nel grido dei miei occhi

sbarrati, Rigel non poté che voltarsi indietro e il suo sguardo si adombrò di

netto quando si schiantò sul ragazzo alle sue spalle.

Lionel stringeva un bellissimo mazzo di fiori, identico a quelli che

affollavano casa. Nel suo sguardo confuso e stravolto, vidi ripetersi ogni

singola sequenza di ciò che era successo. Di ciò che era la realtà.

Le mie dita avvolte a quelle di Rigel. L’intimità dei nostri respiri. La

vicinanza dei nostri corpi. Le sue labbra all’angolo delle mie.

Dopo settimane, dopo tutto quel tempo… bastò solo quell’attimo.

Solo quel momento.

E allora capì.

Capì, e capire per lui fu come cadere e schiantarsi sul ghiaccio.

Lionel mi guardò sotto una luce diversa, e il suo sguardo bruciò di mille

sfumature: sgomento, incredulità, sconfitta e devastazione.

Lentamente, abbassò il braccio che reggeva i fiori. Poi, come una colata

di acido, i suoi occhi scivolarono astiosi su Rigel.

«Tu…» sibilò con una voce che a stento riconobbi. Il mazzo gli tremò

nella mano e una furia innaturale gli affilò i tratti. «Alla fine ce l’hai fatta.

Ce l’hai fatta a metterle addosso le tue mani schifose.»

«Lionel», feci per balbettare, ma inaspettatamente Rigel mi interruppe.

«Oh, un altro mazzo di fiori», insinuò mordace. «Che originalità. Puoi

lasciarli sotto il porticato, qualcuno si prenderà il disturbo di portarli

dentro». Nella sua voce brillò una rabbia eccessiva, repressa, e gli occhi di

Lionel zampillarono di fuoco. Gli venne incontro a passo di marcia,

divorando l’asfalto.

«Sei sempre stato un pezzo di merda», lo accusò con la gola che virava

pericolosamente al viola. «Fin dal primo momento ho capito che eri un

bastardo arrogante! Ci dovevi mettere sopra le tue fottute mani, vero? Ce le

dovevi mettere altrimenti non sarebbe stato coerente con il figlio di puttana

che sei!»

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