10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

chiudere gli occhi sussurrai, piena di cuore: «Ho sempre amato il tuo

nome».

Non sapevo perché avevo scelto quel momento per dirglielo; non glielo

avevo mai confessato, neanche una volta. Eppure ora sentivo la mia anima

legata alla sua come mai prima di allora.

«Lo so che non la pensi come me», aggiunsi piano, mentre lui tornava a

guardarmi. «Lo so… cosa rappresenta per te.»

Il suo sguardo era attento ora; ci brillava qualcosa di remoto dentro, che

contemplai senza cercare di afferrarlo.

Gli parlai con voce soffice, con sincerità.

«Non è come pensi. Non ti lega alla tutrice», piano come un bisbiglio.

Rigel continuava a guardarmi gli occhi e le labbra, steso con i capelli

sparsi sul cuscino. L’intimità di quel discorso riverberò dentro il suo

sguardo imperscrutabile.

«E a cosa mi lega?» domandò con voce roca e lenta, come se non

credesse realmente nella risposta.

«A nulla.»

Lui mi guardò senza capire, e io addolcii lo sguardo.

«Semplicemente non ti lega. Sei una stella del cielo, Rigel, e il cielo non

lo metti in catene.»

Allungai un dito verso di lui. Gli sfiorai la pelle della spalla con il

polpastrello, e sotto i suoi occhi… unii un neo con la clavicola, poi uno,

due, tre puntini. Seguirono le tre stelle della cintura più sotto. In silenzio,

sulla sua pelle tracciai la costellazione di Orione.

«Il tuo nome non è un peso… È speciale. Come te, che brilli solo per chi

sa dove guardare. Come te, che sei silenzioso, profondo e sfaccettato come

la notte.» Congiunsi le estremità in basso con una scia invisibile. «Ci pensi

mai?» Sorrisi a quelle parole. «Io porto il nome di una farfalla. La creatura

più effimera del mondo. Ma tu… Tu hai un nome eterno di stella. Sei raro.

Quelli come te brillano di luce propria, anche se non lo sanno. E “Rigel” ti

rende… esattamente ciò che sei.»

Il mio dito si fermò sul suo pettorale, all’altezza del cuore. Proprio lì,

nell’estremità più lontana di quella costellazione invisibile, doveva esserci

la stella di cui lui portava il nome.

In un fruscio mi voltai a cercare il mio vestito per terra: rovistai nella

tasca e tornai a rivolgermi a lui con qualcosa stretto tra le dita.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!