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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Annuii in risposta ad Anna, e lei sorrise. «Li ho fatti portare oggi

pomeriggio. Vengono dal negozio.»

«Il negozio?»

«Il mio negozio.»

Spostai lo sguardo sul suo sorriso autentico, a cui ancora faticavo ad

abituarmi.

«Tu… vendi fiori? Sei una fioraia?» Che domanda ovvia! Arrossii

appena sulle guance, ma lei annuì, semplice e vera.

Amavo i fiori quasi quanto amavo le creature che ci abitavano. Sfiorai un

petalo e la sensazione di velluto fresco mi baciò la punta dell’indice

scoperto.

«Il mio negozio è a qualche isolato da qui. È un po’ antico, e fuori mano,

ma… la clientela non manca. È bello vedere che c’è ancora gente che ama

comprare i fiori.»

Mi chiesi se Anna non fosse stata fatta su misura per me. Se ci fosse stato

qualcosa, nel modo in cui mi aveva vista quel giorno, che ci aveva legate

anche se non ci eravamo mai scambiate uno sguardo. E volli crederci… Per

un momento, mentre lei mi fissava attraverso quel tripudio inghirlandato,

volli crederci per davvero.

«’Sera!»

Il signor Milligan entrò in cucina vestito in modo singolare: indossava

una divisa di un blu polveroso e guanti di stoffa grezza che spuntavano

dalla tasca; alla cintola di cuoio erano appesi diversi aggeggi.

«In perfetto orario per la cena!» disse Anna. «Come è andata la

giornata?»

Norman doveva essere un giardiniere; tutto nel suo abbigliamento

sembrava suggerirlo, persino le cesoie che portava appese alla cintura.

Pensai che non potessero essere una coppia più splendida, almeno finché

Anna non gli posò le mani sulle spalle e all’apice delle mie aspettative

enunciò: «Norman si occupa di disinfestazione».

La saliva mi andò di traverso.

Il signor Milligan inforcò il cappellino e potei vedere lo stemma sopra la

visiera: un grosso bacherozzo stecchito faceva bella mostra di sé sotto una

sbarra di divieto. Rimasi a fissarlo con gli occhi ghiacciati e le narici

allargate in modo innaturale.

«…Disinfestazione?» squittii dopo un momento.

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