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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Rigel aveva l’altro braccio piegato sotto il cuscino, il respiro lieve e

regolare. Le ciglia abbassate facevano risaltare gli zigomi eleganti, e i

capelli neri si riversavano sul guanciale come seta liquida, morbidi e appena

scombinati. Le labbra erano gonfie e un po’ screpolate, ma sempre

splendide.

Avevo sempre amato guardarlo dormire. Sprigionava una bellezza

surreale. I tratti distesi lo rendevano… incantevole e vulnerabile.

Sentii il cuore pulsarmi nel petto.

Era accaduto per davvero?

In un fruscio allungai una mano. Esitai, poi con un gesto cauto gli toccai

il viso, sentendolo tiepido sotto i polpastrelli.

Era davvero lì.

Era davvero successo tutto…

Una felicità incontenibile mi riempì il cuore. Socchiusi le palpebre,

respirando il suo profumo maschile, poi senza fare un rumore scivolai in

avanti, avvicinandomi a lui.

Dolcemente, poggiai le labbra sulle sue. Lo schiocco lento e tenue di quel

bacio risuonò nel silenzio. Nel momento in cui tornai a guardarlo, mi

accorsi che i suoi occhi si erano aperti. Le iridi spiccavano da sotto le ciglia

scure, e me le ritrovai addosso ancor prima che potessi incrociarle, nere e

incredibilmente profonde.

«Ti ho svegliato?» sussurrai, chiedendomi se non fossi stata abbastanza

delicata.

I suoi occhi rimasero fissi nei miei, ma Rigel non rispose. Mi rilassai

contro il cuscino, godendomi le sue iridi su di me.

«Come ti senti?» domandò abbassando lo sguardo sul mio corpo avvolto

dalla coperta.

«Bene.» Cercai i suoi occhi, accoccolata, sentendo la felicità riscaldarmi

le guance. «Bene come non mi sono mai sentita prima.»

Il pensiero di Anna e Norman si fece strada nella mia mente e io mi

ricordai che avrei fatto meglio a tornare in camera mia.

«Che ore sono?» domandai, ma Rigel sembrò intuire il mio timore.

«Manca ancora qualche ora prima che si sveglino», e io ci sentii un puoi

restare, ancora un po’, senza bisogno di parole.

Avrei voluto che incrociasse il mio sguardo, ma ero troppo in pace per

non accontentarmi del suo corpo vicino al mio. La stanchezza mi

camminava sulla pelle, eppure, dopo un momento indefinito, invece che

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