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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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31. A occhi chiusi

“T’amo come si amano certe cose oscure, segretamente,

entro l’ombra e l’anima. […]

Così ti amo perché non so amare altrimenti che così,

in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.”

Pablo Neruda

Quella notte non feci brutti sogni.

Niente cantine.

Niente cinture.

Niente scale a chiocciola verso il buio.

Per tutto il tempo… ebbi l’impressione di sentire uno sguardo addosso.

Solo quando gli incubi bussarono alla porta dei miei pensieri, mi sembrò di

percepire un mugolio sfuggirmi dalle labbra. Ma l’istante dopo…

svanirono. Qualcosa mi avvolse, mandandoli via, e le mie membra

sprofondarono nell’oblio, cullate da un calore rassicurante.

Dischiusi le ciglia, leggermente frastornata.

Non sapevo che ore fossero. Fuori dalla finestra il cielo era di quel colore

scuro e un po’ tenue che non aveva ancora perso la sfumatura della notte.

Doveva mancare qualche ora all’alba.

Pian piano misi a fuoco anche il resto. Mi accorsi che… mi facevano

male le ossa del bacino, e sentivo i muscoli delle gambe lievemente

irrigiditi. Mossi le cosce sotto la coperta, ma non potei farlo senza percepire

il bruciore sottile che provenne dal basso.

In quel momento mi accorsi del peso che mi riscaldava la vita.

Abbassai gli occhi. Un polso definito mi avvolgeva il fianco; ne osservai

i contorni forti e spigolosi e poi risalii fino al ragazzo accanto a me.

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