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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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L’attimo dopo le sue mani raggiunsero il mio bacino. La realtà martellava

intorno a me, ma niente fu più concreto delle sue dita sull’orlo della mia

biancheria.

Con il respiro veloce, Rigel si fermò e alzò gli occhi nei miei.

E io divenni definitivamente conscia di quello che stava per succedere.

Era il punto di non ritorno. Il confine oltre il quale non si poteva tornare

indietro.

Lentamente, aspettando un mio diniego, le dita di Rigel agganciarono

l’elastico. Poi tirarono giù.

E io sentii il cuore fermarsi.

Il respiro cessare.

Ogni mio nervo divenne consapevole del tessuto che scivolava sulle mie

gambe fino a svanire.

Ansimai, fragile e stentata, e gli occhi di Rigel scesero su quel punto ora

esposto.

Serrai le cosce. Mai come in quel momento desiderai di sfuggire alla

condanna del suo sguardo. Mai come in quel momento desiderai

nascondermi e scomparire. Cercai di raggomitolarmi su me stessa ma prima

ancora che potessi farlo le sue dita scivolarono lì.

Mi toccarono dove nessuno mi aveva mai toccata: sfiorò la carne docile

di quel punto e il mio mugolio lo spinse a sovrastarmi di nuovo. Rigel si

piegò a succhiarmi un seno, e la reazione che mi attraversò fu tanto intensa

da sconvolgermi.

Stuzzicò e massaggiò, carezzandomi con gesti bollenti. Mi sembrò di

impazzire. Tremai e le mie guance divennero roventi. Da una parte

desiderai che la smettesse perché, dall’altra, non ero in grado di sopportare

quel fuoco divampante.

Mi ritrovai ad aggrapparmi a lui, incapace persino di respirare, e un

gemito mi si spezzò sulle labbra.

«Rigel…»

In risposta a quella supplica, le dita tra le mie cosce presero a

massaggiarmi con più energia e le carezze della sua lingua si

intensificarono.

Il mio bacino si inarcò e i miei occhi si spalancarono, portandomi a

conficcargli le unghie nella schiena.

Sentii le mie membra vibrare convulsamente. La stanza prese ad orbitare.

Le gambe fremettero e un formicolio crebbe in me fin quasi a togliermi

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