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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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lo vedevo io, perché adoravo la sua diversità più di qualsiasi altra cosa.

«Se ti faccio entrare…» sussurrò piano, «ti farai del male.»

Sorrisi, triste, e scossi la testa. E mostrandogli tutti i miei cerotti dissi:

«Non ho mai avuto paura di farmi male».

Lui strinse gli occhi, sconfitto. Senza dargli il tempo di fare altro, gli

sollevai il volto e chiusi le labbra sulle sue.

Ebbi il terrore che mi avrebbe respinta, ma non sapevo in che altro modo

dare voce al mio cuore. Così mi ancorai a quel bacio come se ne andasse

della mia vita.

Le sue mani si aggrapparono ai miei fianchi. Li strinsero con un bisogno

angosciato, e le mie lacrime gli rigarono gli zigomi.

Ci ancorammo uno all’altro, tenendoci e incatenandoci, consapevoli che

saremmo affondati. Che ci saremmo perduti per sempre, perché in

quell’oceano che era la realtà non c’era posto per due come noi.

Eravamo spezzati, rotti, rovinati.

Ma una luce brillava in noi con la potenza di centinaia di stelle.

Aveva la forza di un lupo.

E la delicatezza di una farfalla.

E io non potevo credere che qualcosa di tanto bello e sincero potesse

essere anche sbagliato.

Lo baciai con passione, stringendomi a lui con così tanta foga che

cademmo all’indietro. Le sue spalle toccarono il materasso e io continuai a

tenergli il viso senza lasciarlo andare.

Sentii il suo battito martellarmi nello stomaco. Rigel percorse la mia

schiena con le dita e poi ci si aggrappò quasi non riuscisse a ragionare. Le

sue mani tremavano, come ogni volta che mi toccava. In quel momento

pensai di non voler essere mai più toccata da nessun altro.

Lui era unico.

Ma anche… l’unico.

L’unico in grado di farmi a pezzi.

L’unico in grado di rimettermi insieme.

L’unico capace di sconvolgermi con un sorriso e di distruggermi con uno

sguardo.

Rigel, reclamò la mia anima. Lo strinsi a me, graffiandogli le spalle con i

miei cerotti nell’intento di non lasciarlo più scappare.

Non sei solo, gridò ogni mio bacio, e la sua mano si chiuse tra i miei

capelli, stringendoli con forza. Lasciai che li serrasse tra le dita, che si

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